Pontedera – Stabilimento Piaggio anni ’50 – Foto tratta da Tempi di Lavoro , gli uomini che fabbricarono la Vespa – Tagete Edizioni-Pontedera 2012
Tutto è mutato in poco più di cinquanta anni. 1929: e ritornavo dal mercato del venerdì. La mamma, sempre, prima di entrare in casa provava il suono delle venti lire d’argento sul sasso della strada polverosa. Una strada lunga, dal fondo pietroso e sporgente. […] La ricordo benissimo, timorosa come era di aver avuto una moneta falsa, camminare pensierosa con me per mano, su quel lungo viale bianco. Allora la Piaggio era solo un capannone da cui entravano e uscivano uomini indaffarati. Non sapevo cosa facessero. Eravamo felici sotto il sole d’estate fiancheggiando i tigli che non erano ancora cresciuti.
In fondo al viale, la nostra casa. Era del Falorni, “pittore”, con i quattro figli dai nomi strani (Misè, Mandricardo, Zanetto e Bireno). Abitavano vicino a noi in una villetta bianca e severa. Aveva però una torretta misteriosa. […] Ai lati della strada dei grandi prati. Immensi prati pieni di giunchiglie e primavere e di insetti. Con la grande polveriera in disuso, circondata da fossati di acqua putrida che mi fece conoscere la vita allegra delle libellule di stagno. In fondo (e mi sembrava lontanissimo) l’hangar del Norge, il dirigibile della spedizione in Antartide, di Nobile. Quando usciva correvamo sul prato illusi di poterlo inseguire: “Bello, bello, paralo col cappello”. Gridavamo a squarciagola! La strada era poco abitata. Qualche casupola ed un botteghino.