Rappresentazione artistica della sonda MAVEN in orbita attorno a Marte (NASA/GSFC)
Cominciano ad arrivare i primi risultati scientifici dalla sonda MAVEN della NASA, dedicata allo studio dell’atmosfera di Marte. Dopo essersi immessa nell’orbita del Pianeta rosso lo scorso settembre, avviato la fase di calibrazione dei suoi strumenti e aver pure superato senza problemi l’incontro ravvicinato con la cometa Siding Spring, MAVEN ha iniziato dal 16 novembre scorso a fare quello per cui è stata progettata: scienza di altissimo livello.
Le prime analisi dei dati raccolti mettono subito in evidenza la presenza di un processo grazie al quale il vento solare riesce a penetrare negli strati più profondi dell’atmosfera marziana, contribuendo così alla sua depauperazione. «Stiamo iniziando a fare luce sulla catena di fenomeni che inducono la perdita di atmosfera su Marte» dice Bruce Jakosky, principal investigator di MAVEN. «Nel corso della missione riusciremo a ricostruire in dettaglio cosa avviene, ricostruendo come l’atmosfera di questo pianeta è cambinata nel tempo».
MAVEN è stato progettato per muoversi su un’orbita che gli permette di attraversare la ionosfera di Marte – il guscio di particelle cariche che si trova in una zona compresa tra circa 100 e 500 chilometri sopra la superficie – che funge da scudo protettivo al pianeta, deflettendo gli ioni del vento solare. Tuttavia questo scudo sembra non essere poi così impenetrabile. Il Solar Wind Ion Analizer di MAVEN, uno dei suoi strumenti di bordo, ha infatti sorprendentemente registrato un flusso di particelle di origine solare che riescono ad insinuarsi negli strati più profondi dell’alta atmosfera e della ionosfera di Marte. Quando il vento solare arriva a contatto con le propaggini dell’atmosfera, i suoi ioni acquistano elettroni, divenendo atomi neutri e riuscendo così a propagarsi con maggior facilità fino a quote assai più basse, per ripresentarsi nella ionosfera di nuovo sotto forma di particelle cariche. Questa trasformazione, che riporta le particelle del vento solare di nuovo allo stato di ioni, sta permettendo ai ricercatori di capire come il vento solare interagisce con l’atmosfera marziana e come essa ne venga erosa.
Ad affiancare ed integrare queste osservazioni ci sono poi i dati che stanno arrivando da altri strumenti di MAVEN. Il Neutral Gas and Ion Mass Spectrometer (NGIMS) è all’opera per analizzare la composizione del gas dell’alta atmosfera di Marte e comprendere meglio le relazioni tra questa regione e quelle legate agli strati più bassi. E poi c’è STATIC (Suprathermal and Thermal Ion Composition) che già a poche ore dalla sua attivazione ha individuato dei ‘pennacchi polari’ composti da ioni che stanno abbandonando l’atmosfera di Marte. Insomma, MAVEN sembra proprio mantenere le sue promesse e si appresta a darci una visione nuova e senza precedenti dell’ambiente atmosferico del Pianeta rosso.
Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Galliani