Proseguono le interviste agli autori coinvolti nel progetto Atomico. Torniamo a dar voce allo sceneggiatore Matteo Casali, tra i promotori dell’intera iniziativa, insieme stavolta a Michele “Mick” Bertilorenzi, disegnatore che ha lavorato per le case editrici americane Dc/Vertigo e Marvel, oltre ad avere in cantiere un episodio per Le Storie Bonelli ancora inedito.
Insieme, Casali e Bertilorenzi riprenderanno in mano Quebrada, fumetto underground lanciato dall’etichetta Innocent Victim negli anni ’90 (unico caso, sinora, di progetto Atomico che riprende una serie preesistente). Gli autori ci forniscono maggiori informazioni sul progetto, nonché sul loro mestiere di fumettisti. MATTEO CASALIDopo tanti anni in USA questo progetto ATOMICO e Kriminal segnano il tuo ritorno sulla scena italiana. Vuoi parlarci di questi anni "con la penna all’estero"?
Sono stati anni importanti, durante i quali ho imparato cose che oggi fanno parte del mio lavoro e lo rendono abbastanza riconoscibile anche sul mercato nostrano. I tempi di lettura e le modalità di lavorazione del fumetto a stelle e strisce hanno reso più efficiente la mia scrittura ed efficace il sistema con cui affronto ogni sfida.
Lavorare con personaggi iconici di Marvel e DC Comics mi ha fatto capire come ogni personaggio possa essere raccontato attraverso una sensibilità personale e sempre in evoluzione (spero!). È quella “incoscienza” di cui parlo sempre quando mi chiedono come sia stato lavorare su di un personaggio piuttosto che un altro, anche se capita spesso quando l’argomento in ballo è Gli Scorpioni del deserto di Hugo Pratt. Quindi anche ora, con Kriminal, la sola preoccupazione è fare un bel lavoro e divertirsi, non soffro il “peso dell’impresa”.
Un'altra cosa che ho imparato dagli americani è che lavorando nel mondo del fumetto a volte non conta quanta passione e quanto lavoro tu abbia profuso in un progetto, perché questo potrebbe non vedere mai la luce. Mi è successo e ho scoperto che succede a tanti professionisti, molto più spesso di quanto si pensi. Ma è comunque un momento di crescita, dove si imparano cose che prima non si sapevano. E io adoro questa sensazione…Perché hai scelto di collaborare con Michele Bertilorenzi?
Non è stata nemmeno una scelta. Ho conosciuto Michele a Firenze, dove abbiamo collaborato per il corso di Fumetto Americano che tiene presso la Scuola Internazionale di Comics. Siamo diventati amici, scoprendo di avere mille passioni in comune e passando assieme tante serate folli e divertenti. Poi, un giorno, mi rivela di aver partecipato anni fa a quel Innocent Victim Talent Scout che la nostra vecchia “etichetta” aveva lanciato attraverso il sito. E mi ha regalato la tavola originale che aveva realizzato per Quebrada. Perché aveva adorato il fumetto, arrivando a iscriversi alla scuola, la stessa dove ora insegna, per poter lavorare proprio a Quebrada. Non so se mi spiego… era tutto già scritto da qualche parte, mi sa.
Poi lascia stare che Michele è uno che sa come si picchia, ha fatto diverse arti marziali e ha pure insegnato Wing Chun. Uno così, a Quebrada, è di casa.
Rey Negro. Art: Werther Dell’Edera e Lorenzo Ruggiero, da La Città delle Maschere.
Perché riprendere Quebrada oggi? Cos’è cambiato nella tua scrittura e nei personaggi, in questi anni?Perché lo voglio fare da anni. Perché me lo chiedono sempre in tanti ed è uno dei miei lavori più amati dai lettori. A Lucca, è sempre la prima domanda che mi viene fatta: “Maaaaa… Quebrada? Qualche novità?”
Poi perché ci sono un sacco di storie da raccontare, in quella che è diventata nota come la “Sin City in salsa guacamole”, quindi da qualche parte bisogna pur (ri)cominciare. Ed è per questo che ripartiamo con il nucleo originale-espanso-dei personaggi. La Pasión, Ultra Sombra, La Cruz. Però ce ne sono altri, nuovi, più fetenti e pericolosi, affascinanti e incredibili, che faranno la loro comparsa.
Oggi che la saga letteraria è stata resa famosa dalla serie tv, possiamo anche esagerare e dire che Quebrada è un po’ il Game of Thrones della Lucha Libre, pieno di intrighi, di buoni figli di puttana e di stronzi dal cuore d’oro.Com’è nata l’idea di Atomico e come “hai formato il team”?
L’idea è nata con “violenza”, la scorsa primavera. Ed è stata un po’ la quadratura di un cerchio che io e Alessandro “Doc Manhattan” Apreda stavamo disegnando da un paio d’anni. Ci eravamo conosciuti a Mantova, nel 2012, capendo subito che eravamo in sintonia su tante cose e promettendoci un vago “Faremo cose insieme.”
Dopo la pubblicazione del suo Icon 1 & La Squadra Alpha sul blog, ho iniziato a pensare a come poter fare una cosa simile, mettendo però in gioco dei professionisti già affermati, che avessero voglia di raccontare cose diverse dal solito. Ho chiamato il Doc quella sera stessa, illustrandogli la mia folle idea. Che gli è piaciuta. Così abbiamo iniziato a raffinarla, confrontandoci con i tanti amici e colleghi, che ho la fortuna di conoscere, arrivando a capire che … sembrava davvero una bella idea. L’entusiasmo ha fatto il resto ed eccoci qua, tutti radunati sotto al “cappello (del fungo?) atomico”.Cosa ti aspetti da questa iniziativa?
Dire “che funzioni” è scontato, ma spero che possa dare il via a un ciclo diverso, parallelo e nuovo, per il fumetto italiano. Spero che riesca a regalare al fumetto lettori nuovi, incuriositi dalla bellezza di questo modo unico e meraviglioso di raccontare le storie e che loro vadano poi a cercarsi il lavoro di altri autori ed altri editori, creando un circolo virtuoso di appassionati. Ma soprattutto e più di tutto, mi aspetto di essere sorpreso da quello che verrà fatto attraverso Atomico. Non c’è niente di meglio al mondo.
La Pasión vs. Mezcal. Art: Andrea Accardi, da Quebrada - Il Colore della Passione.
Una cosa che non dimenticheremo mai di questo nuovo QUEBRADA?El Gran Cesar, di sicuro. E un La Cruz come non lo avete mai visto. Poi ci sarebbe il resto, ma di quello non parlerò, se no roviniamo la lettura agli amici atomici.Molti ci chiedono oggi Quebrada, domani… Bonerest?
Maledetto, sapevo che l’avresti chiesto…
Bonerest è il primo lavoro professionale realizzato da me e Giuseppe “Cammo” Camuncoli, lo amiamo e ci ha reso quello che siamo oggi, fin dall’inizio. Vogliamo finirlo alla grande e da qualche anno stiamo cercando di capire come riuscirci, ma con i tanti impegni professionali, riesce difficile trovare una finestra temporale “importante” per dedicarsi a una cosa che non puoi e non vuoi fare tanto per fare. Quindi facciamo così… contribuiamo tutti a far decollare Atomico, a farlo diventare una realtà importante nel panorama nazionale (e non solo), capace di dare fiducia a lettori e autori, in quello che è un po’ il principio alla base del Progetto Atomico in sé: qualità in cambio di supporto.
E poi, magari, la fine di UN mondo, quello di Bone & soci, potrebbe davvero essere… “atomica”.MICHELE BERTILORENZI
Come sei entrato in contatto con il Team Atomico?Grazie a Matteo Casali, è da molto tempo che vogliamo realizzare qualcosa insieme e finalmente si è presentata un’occasione concreta.
Quali sono le tue influenze? Gli autori che segui?
Eh, non basterebbero due pagine! Diciamo che il mio più grande ispiratore è stato Eduardo Risso. Prima di scoprire lui amavo disegnare ma non avevo una direzione precisa; mi piacevano molto i disegnatori “grafici” come Mignola, Miller e naturalmente i grandi maestri come Toppi, Battaglia, Pratt ecc. Risso però mi ha fatto scattare qualcosa molti anni fa, mi ha fatto venir voglia di capire come si fa un fumetto.
Seguo anche alcuni autori statunitensi della mia generazione come Sean Murphy, Coipel, Immonen e Jae Lee, ma allo stesso tempo cerco di non osservarli assiduamente per non rimanerne troppo influenzato.
Cosa significa per te lavorare su un progetto come Quebrada? Sono un fan di Quebrada da quando il primo volume vide la luce. Quando frequentai la scuola internazionale di comics di Firenze all'esame finale portai una tavola di Quebrada dipinta ad acrilico che realizzai anche con l'intento di mostrarla “ai tipi” di Innocent Victim! Quindi direi che Quebrada è il mio destino. O faccio questo fumetto o vado in Messico a prendermi la cintura di campione.
Tu e Matteo Casali siete due “penne/matite in fuga”, lavorate come due "americani"? Com’è il vostro flusso di lavoro? Domanda difficile, non so se c'è una risposta precisa. Il flusso è vario, ho affrontato le classiche 22 tavole al mese matita e china ma anche ritmi un po' più tranquilli durante i quali è possibile lavorare maggiormente nel dettaglio delle tavole.
Ci racconti con quali strumenti lavori?
Io sono totalmente old style, matita su carta e inchiostro a pennello serie 7 Winsor & Newton.
A cosa stai lavorando in questo momento?
Attualmente sto realizzando le copertine per le serie Anni 30 di Mondadori Comics e a brevissimo inizierò a lavorare su Kriminal, sempre per Mondadori.
[intervista a cura di Stefano Ascari]
Pagina fb di Atomico: www.facebook.com/progettoatomico