di Rina Brundu. Forse non l’abbiamo capito nell’immediato, ma più il tempo passa più ci si rende conto della gravità dell’attacco criminale alla sede parigina di Charlie Hebdo. Di fatto questo attacco senza precedenti alla nostra libertà di espressione può essere considerato a buon diritto – come alcuni commentatori vanno facendo da ieri – l’11 settembre europeo. E come tale non dovrebbe restare impunito: giustizia dovrebbe essere fatta subito se non si vuole che un tale vile accadimento diventi un precedente da ripetersi.
Ma al solito mentre il mondo intorno a noi muove compatto e si organizza per manifestare, indignarsi, protestare, noi arriviamo buoni ultimi, quando arriviamo. Forse molto ha potuto la pax politica renzistica imperante che oltre ad avere annichilito l’opposizione sembrerebbe avere annientato la nostra capacità di reazione davanti alle ingiustizie civili, certo ha colpito fastidiosamente l’assenza di Roma dalla lista delle capitale europee dove ieri sono nate manifestazioni spontanee di solidarietà ai giornalisti di Charlie Hebdo. Vero è che i cittadini e l’amministrazione romana di questi tempi hanno altre gatte da parole ma resta il fatto che questa latitanza-civile risultava piuttosto imbarazzante quando guardata da oltre-frontiera.
Ad un tempo sono risultate imbarazzanti le continuate litanie mediatiche della nostra tv generalista sulla necessità di bloccare le operazioni tipo Mare Nostrum (non le avevamo già bloccate??!!) e il reiterato tentativo di portare la conversazione a livello della “pancia”: dagli al musulmano!, manco fossimo ancora in tempi di caccia alla streghe! Trovo inoltre umiliante che quei pochi musulmani ospitati negli studi televisivi vengano “costretti” a dire la loro, dimenticando in maniera imperdonabilmente leggera il differente ambiente culturale di provenienza e che di fatto si sta esercitando su di loro una sicura violenza: la violenza non si fa solo con le armi ma prima di tutto con le parole!
Benvenuto comunque il nostro sonno della ragione se ha impedito, finanche a qualche riabilitato rappresentante leghista, per l’occasione in grande spolvero con tanto di cravatta modello Caprarica più verde che pria, di fare proprie le “ragioni” del delirante tweet (vedi featured image) di Marine Le Pen che per risolvere il “problema” ha pensato bene di riproporre l’usato tema di un Referendum per la pena di morte contro gli infedeli. Si accomodi, ma dubito molto che – passata la legittima emozione del momento – un popolo infarcito di cultura illuminista e liberale come quello francese, presti orecchio a questa specie di chiamata alle armi che poco avrebbe a che vedere anche con il modus-pensandi dei giornalisti morti per difendere il loro diritto ad esprimersi. Ad un tempo, non sembrerebbero avere alcuna intenzione di assecondarla i numerosi parigini intervistati per strada e che nonostante tutto, prima di rispettare il minuto di silenzio in onore delle vittime, cominciano a interrogarsi sul… dove e come la Francia possa avere sbagliato.
Ecco, cominciare ad interrogarci tutti quanti sul dove e come noi occidentali possiamo avere sbagliato… sarebbe un primo passo importante per risolvere in “altra” maniera: del resto il ricorso alle armi non è mai stata panacea in grado di curare il male: l’Iraq docet! E il Medio-Oriente pure!
Featured image, il tweet della Le Pen.