Questa parte conterrà un sacco di dati, chiedo scusa in anticipo. Penso però che se ci soffermiamo a riflettere su ciascuno di loro ci rendiamo conto più da vicino dell’enormità dell’ingiustizia.
Per esempio: “tra il 2000 e il 2004 gli emolumenti dei vertici delle 40 maggiori imprese francesi… sono raddoppiati fino a raggiungere una media di 2,5 milioni di euro annui. Se si tiene conto delle stock-option… la cifra passa a 5,6 milioni di euro nel 2004, ossia più di 15,000 euro al giorno.” Sapete quanto prendeva l’ex amministratore delegato della L’Oreal, Lindsay Owen-Jones? 22,6 milioni di euro nel 2005.
Oppure: dal 1998, i compensi dei 435 membri dei consigli di amministrazione di queste società sono aumentati del 215%, mentre i salari dei francesi aumentavano del 25% (in Italia funziona uguale).
Nel 2005, la retribuzione media degli amministratori delegati delle 500 maggiori aziende degli Stati Uniti era 430 volte quella di un lavoratore.
Uno dirà: sì, ma gli amministratori delegati hanno un sacco di responsabilità e fanno guadagnare alle aziende un sacco di soldi. D’accordo, ma c’è una proporzione logica tra responsabilità e merito da un lato (e sto tralasciando i bonus ai manager che fanno pure danni, e ce ne sono), e compensi? Un salario può aumentare all’infinito? La responsabilità non è compensata dalle maggiori soddisfazioni morali? Tutti i lavori, o quasi, comportano responsabilità, rischio, e vantaggi per l’intera società. Mi riesce molto, molto difficile credere che un amministratore delegato rischi 500 volte di più e sia 500 volte più utile di un altro lavoratore. Senza contare gli stipendi stratosferici di categorie professionali come calciatori o attori…
Cosa dice tutto questo sul valore che diamo al lavoro umano, e alla collaborazione, se poi decidiamo che quello che fa uno vale infinitamente di più di quello che fa un altro?
Andando avanti, mi scuso se uso dati francesi, ma sto citando da un libro francese, e poi come dicevo sono gli stessi meccanismi riscontrati in tutto il mondo occidentale. “Tra il 1995 e il 2005, i guadagni derivanti dai dividendi sono cresciuti in Francia del 52%… nello stesso periodo, il salario medio è aumentato del 7,8%, sette volte di meno.” Kempf cita Robert Rochefort: “Questi benefici non derviano da alcun rischio d’impresa, da alcun comportamento imprenditoriale. E’ un arricchimento da rendita ottenuto senza alcuno sforzo”. Tu stai lì e i tuoi soldi aumentano. Bello.
Nel 2005, i 793 miliardari del mondo possedevano insieme 2.600 miliardi di dollari, una cifra che equivale alla somma del debito con l’estero dei paesi in via di sviluppo. “Un mega-ricco guadagna più di un milione di esseri umani messi assieme.” E lavora anche un milione di volte di più? Non credo. Le giornate hanno 24 ore per tutti.
Salto un pezzo per arrivare a come sta gente spende i soldi. Indovinate? Non per cancellare il debito del Terzo Mondo, o per lo meno non prima di essersi tolti un sacco di sfizi.
Uno yacht di 126 metri che costa più di 300 milioni di dollari? Una dozzina di camice da 3480 dollari l’una? Una casa da 2800 metri quadri? Più case da 2800 metri quadri? Un aereo privato che può costare fino a 40 milioni di euro (più la benzina)? Insomma tutte cose senza le quali la vita non vale la pena di essere vissuta.
Questa, sostiene Kempf, è una classe di ricchi che si auto-perpetua, che non può nemmeno capire come vivono i lavoratori normali, che spinge gli altri a spendere e indebitarsi per imitarli almeno un po’, e soprattutto, che decide per tutti, perché detiene anche le leve del potere, direttamente o indirettamente, e le usa per portare avanti i propri interessi. E a differenza dell’aristocrazia del Medioevo, o della borghesia ottocentesca, sostiene Kempf, che erano portatrici di certi ideali, quest’oligarchia “non sa fare altro che autocelebrarsi… pretende di definire come impossibile ogni alternativa…” e sostiene che “il solo fine da perseguire per ammorbidire la fatalità dell’ingiustizia è l’accrescimento a oltranza della ricchezza.”
Che, come vedremo, non è possibile.
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