"Abbiamo cercato di opporci sia all'inseguimento sia, naturalmente, ai colpi sparati contro il peschereccio - hanno raccontato - ma i libici non hanno sentito ragioni perchè hanno detto che si trattava di un ordine da eseguire. Abbiamo spiegato che non potevano farlo perchè non si trattava di una missione di pattugliamento anti immigrazione, ma non c'è stato nulla da fare" (Agrigentonotizie.it – 21 settembre 2010). Non capisco: se fosse stata una missione di pattugliamento anti immigrazione allora sarebbe stato consentito? Quindi l’Italia sa e legittima l’uso indiscriminato delle armi contro imbarcazioni inermi che trasportano gente indifesa, donne e bambini. Tutto questo per contrastare l’immigrazione clandestina, costi quello che costi.
Poi, da chi avrebbero ricevuto questi ordini? E perchè? Tutto lascia supporre che si sia trattato di una deliberata aggressione ai danni dell’Ariete, probabilmente non contro la specifica imbarcazione ma contro un generico peschereccio italiano, allo scopo di dare un segnale forte circa le pretese libiche sulle acque internazionali. Diventano quindi molti più gravi le asserzioni del Ministro Frattini che, affermando che il motopesca italiano “sapeva di pescare illegalmente”, conoscendo i dati GPS e presumibilmente anche le dichiarazioni dei nostri militari imbarcati sulla motovedetta libica (nostra in realtà ma in loro possesso in virtù dei trattati anti immigrazione) implicitamente legittima le pretese del colonnello Gheddafi di avanzare la linea della acque territoriali.
Gravissimo poi il silenzio televisivo calato sulla vicenda. Non se ne parla da giorni. Perché?