Un boato che suona come un'avvertimento. Mogadiscio, 27 giugno: un'esplosione, un attentato suicida; a essere colpito è il complesso che ospita l'ambasciata di Turchia nella capitale somala: muore un poliziotto turco, altri tre - feriti in maniera seria, ma non grave - vengono trasportati ad Ankara per le cure. La rivendicazione è attendibile, nonostante sia arrivata via twitter: la responsabilità è del gruppo radicale e islamista al-Shabab (affiliato ad Al-Qaeda), l'obiettivo dichiarato dei tre attentatori su di un'auto-bomba - due uccisi dalla sicurezza - erano i diplomatici turchi accusati di sostenere "il regime apostata [somalo] che sopprime la sharia". Jihadismo in purezza. Lo stesso gruppo, attivo nelle aree rurali in cui il governo è meno presente, negli ultimi due mesi ha messo a segno altre azioni: contro un convoglio di peace-keepers africani (8 morti) e un compound dell'Onu nella capitale (22 morti).
Il sostegno della Turchia per la Somalia è noto: nell'agosto del 2011, il primo ministro Recep Tayyip Erdoğan - accompagnato da ministri e famigliari - ha compiuto uno storico e commovente viaggio proprio a Mogadiscio, il primo leader non-africano dopo 20 anni di guerra civile; a novembre, è stata riaperta l'ambasciata: e dopo qualche mese è stato lanciato un volo diretto della compagnia di bandiera Turkish Airlines (Thy). Numerose organizzazioni non governative sono impegnate nella distribuzione di aiuti, nella ricostruzione del tessuto sociale grazie a scuole, ospedali e moschee; alcune imprese, invece, cercano di far ripartire l'economia anche attraverso interventi infrastrutturali. Il ruolo politico è quello più delicato: Istanbul ha ospitato un anno fa una grande conferenza politica internazionale per promuovere la transizione democratica e una definitiva pacificazione; il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, nello scorso dicembre, ha compiuto proprio ad Ankara il suo primo viaggio ufficiale all'estero; mentre il capo della diplomazia turca Ahmet Davutoğlu è impegnato in una mediazione trilaterale tra Somalia e il governo separatista del Somaliland: all'inizio di luglio, in Turchia, c'è stato il quarto round di questi negoziati.
Le autorità turche - Erdoğan in prima persona, dopo un colloquio telefonico con il primo ministro somalo Abdi Farah Shirdon - hanno confermato all'unisono che non intendono interrompere il loro sostegno umanitario, politico ed economico.
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