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Attenti agli agriturismi che servono… Bufale

Creato il 17 luglio 2011 da Lapulceonline

agriturismoIn attesa che la Regione Piemonte regolamenti il settore, gli agriturismi stanno vivendo in una sorta di “limbo” in cui le regole, a volte, sono interpretate più che applicate. Permessi e licenze sono concesse con disinvoltura e chi è bravo con gli azzeccagarbugli riesce a trovare sempre la scappatoia per guadagnarci. A rimetterci, quindi, sono sempre gli agricoltori. Già, perché l’attività agrituristica dovrebbe essere svolta da coltivatori diretti che decidono di aumentare il magro reddito con attività alternative di ristorazione o di ospitalità.
L’agriturismo non è un ristorante, anche se le cucine hanno gli stessi standard di qualità impeccabile. Il numero di coperti è però ristretto a 60 e i posti letto a 25. E la produzione deve essere propria (in prevalenza) o provenire da produttori locali. “Se vi imbattete in un agriturismo in cui ci sono tre matrimoni nello stesso giorno, sicuramente c’è qualcosa che non va”, dice un agricoltore che non ce la fa più a lottare con i furbi. E se il menu prevede piatti non nostrani e non vedete all’orizzonte neppure un orticello o un pollaio, beh, qualche dubbio dovete farvelo venire. Soprattutto perché, spesso, il conto al tavolo è tale e quale quello di un ristorante che acquista la materia prima all’ingrosso.
Le associazioni agricole di categoria premono affinché si ridiscutano le regole, rimanendo con i piedi a terra, nel senso che l’attenzione deve essere rivolta al lavoro dei campi. Invece partiamo male:  gli agriturismi, in Piemonte, sono inclusi nel settore del turismo, invece che dell’agricoltura. Ciò la dice lunga su come vengano considerati e su chi comandi. Se la maggior parte delle strutture, a fatica, riesce a offrire qualità stando nei “paletti”, alcuni li dribblano, cedono alle lusinghe del business (l’agrturismo non può rifornirsi all’Esselunga…), trasformandosi in ristoranti o alberghi, ma sempre sotto il paravento (magari dopo aver usufruito di contributi per ristrutturazioni o inizio attività) della gestione famigliare.

“Esistono strutture in provincia che hanno il permesso di agriturismo solo per le camere, e quello da ristorante per la parte alimentare. Con questo escamotage si prendono i vantaggi da tutti i campi”. Sono anomalie (legali) che drogano il mercato e minano la credibilità del settore. Chi controlla: Carbinieri del Nas, Guardia di Finanza e Asl visitano periodicamente le strutture per controllare ogni aspetto. “Dovrebbero avere però più discrezione”, si lamenta un operatore, “non si può bloccare la cucina per mezz’ora, il sabato sera, quando c’è tutto esaurito”.Ma a monte c’è l’autorizzazione ad aprire firmata dal sindaco. “In certi casi non si capisce il criterio di concessione”, dice il capitano dei Nas che si è imbattuto in anomalie evidenti, difficilida passare inosservate. Evidentemente qualche primo cittadino chiude un occhio o tutti e due.

Per non sbagliare, quando si va a mangiar fuori, è meglio scegliere piccoli agriturismi. E se qualche gestore è stato “cacciato” da un’associazione di categoria per mancanza di requisiti, e poi accolto da un’altra – mantenendo le medesime qualifi che – vuol dire che anche in quel campo c’è qualcuno che non controlla bene.


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