Senza dubbio è stata un’ottima mossa, anche se i due presidenti, pur essendo “nuovi” nelle aule parlamentari sono comunque classe dirigente e lo si è sentito benissimo nei discorsi, ma di fatto cosa cambia rispetto alla strada presa ormai un anno e mezzo fa? Voglio dire cosa cambia rispetto al fiscal compact, al pareggio di bilancio in Costituzione, all’articolo 18, al welfare e a quegli esodati che ora pesano sulla coscienza del centrosinistra, ma il cui massacro è stato decretato all’unanimità? Perché è poi da queste scelte e obbligazioni che derivano i guai nei quali ci troviamo, è per aver accettato acriticamente una visione e una strategia sbagliate che il Paese già afflitto dalle molte piaghe del berlusconismo e del consociativismo, è ruzzolato nella depressione. E cosa cambia anche rispetto all’atteggiamento di assoluta subalternità all’Europa?
Questa è la sostanza dei problemi e devo dire che il discorso dei due neo presidenti delle Camere mi sono sembrati prediche di facciata, senza alcun consistente accenno alle cause, esattamente come il discorso del Papa sulla povertà della chiesa non si è concretato in nulla, per esempio in una rinuncia all’ 8 per mille. Discorsi appena risucchiati dentro i meccanismi del potere, esattamente com’è accaduto ai grillini cui va il merito di non esseri arresi a Schifani, ma che certamente, già al primo atto parlamentare, diventano meno credibili come compagine politica. E le reazioni di Grillo che vorrebbe cacciar via quelli che hanno votato Grasso e non scheda bianca, sono il primo grave errore del comico genovese che forse, tra un soffietto baciapile al nuovo papa e divagazione varie, si trova tra l’incudine del proprio elettorato e il martello del guru Casalegno.
Insomma la facciata ha avuto una mano di bianco, ma l’interno è ancora fatiscente e pericolante. Non vorrei fosse come la pitturata di che Mussolini fece dare agli edifici in vista sulla linea Brennero Roma in occasione della prima visita di Hitler in Italia. e che alla fine non si faccia assolutamente nulla di ciò che bisognerebbe fare per essere all’altezza dei problemi del Paese. Che insomma i volti nuovi, non siano prestanome di una politica decrepita.