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Siena? «È una bella città medievale e le città medievali sono affascinanti». Lo ha detto Alessandro Profumo commentando le voci sulla sua imminente ascesa alla presidenza del Monte dei Paschi. Ma come tutte le città medievali, se non vengono curate, da affascinante rischia di diventare decadente. Non si può vivere di rendita in eterno.
Lo sanno anche a Rocca Salimbeni dove, in attesa di Profumo, ci si prepara a presentare un bilancio “di pulizia”. Che nel linguaggio delle contrade, si traduce in “lacrime e sangue”. Indiscrezioni filtrate al termine del consiglio di amministrazione di giovedì 8 marzo parlano di un rosso di quasi 3 miliardi rispetto ai 302 milioni di utile netto registrato nei primi 9 mesi dell’esercizio.
EFFETTO DELLE SVALUTAZIONE DEGLI AVVIAMENTI. Per rafforzare il patrimonio bisogna infatti svalutare gli asset immateriali. Operazione che è stata fatta, di recente, anche da Unicredit (che ne è venuta fuori con 10,6 miliardi di perdite straordinarie) e che anche Intesa SanPaolo potrebbe decidere di realizzare.
Nei prossimi giorni il consiglio d’amministrazione affronterà il nodo dell’impairment test (ovvero la verifica della congruità dei valori messi a bilancio rispetto al mercato attuale). In particolare i 6,5 miliardi di avviamento sulle partecipazioni in Antonveneta e Biverbanca.
Alessandro ProfumoIL NODO ANTONVENETA, PAGATA 9 MILIARDI NEL 2007. Il grosso riguarda la banca padovana iscritta a bilancio per circa 6 miliardi. Antonveneta, e i circa 1.000 sportelli portati in dote, venne acquistata a novembre del 2007 per 9 miliardi dal Banco Santander (quando la stessa banca spagnola, solo pochi mesi prima, l’aveva valutata al massimo 6,6 miliardi).
Dopo cinque anni il Monte deve fare i conti in bilancio con la svalutazione del goodwill (avviamento) ovvero la differenza fra il prezzo dell’acquisizione e il patrimonio netto, che avrebbe comunque il vantaggio di evitare alla banca di pagare le cedole annuali (pari a 160 milioni) sui Tremonti bond emessi nel 2009 e sottoscritti dal Tesoro per 1,9 miliardi.
Trattatasi infatti di prodotti ibridi, che non vengono remunerati in caso di perdita della società emittente.
LA SVALUTAZIONE RENDE NECESSARIO L’AUMENTO DI CAPITALE? Con il fiato sul collo dell’Eba (che lo scorso 8 dicembre ha chiesto a Siena di fare un aumento di capitale di 3,2 miliardi), l’autorità bancaria Europea, il futuro presidente del Montepaschi dovrà inaugurare la reggenza con un nuovo aumento di capitale? Tecnicamente no.
Come aveva spiegato Giuseppe Mussari, attuale presidente, all’inizio di febbraio, «è una stranezza delle regole contabili, l’avviamento non viene calcolato nel capitale di vigilanza, tuttavia le nostre regole contabili lo fanno scaricare a conto economico. Quindi determina risultato negativo e quindi un effetto negativo indiretto sul patrimonio». Altro discorso, fa notare un analista, è la gestione operativa della banca che potrebbe risentire della pulizia di bilancio.
Quanto alla zavorra dei 25 miliardi Btp in portafoglio (costata il posto al direttore dell’Area Finanza, Gianluca Baldassarri), i vertici possono fare leva sul recupero di valore grazie al buon andamento dello spread con il Bund (questa è proprio la teoria di Mussari) anche se ci sono sempre 1,8 miliardi di perdite su swap sottoscritti a copertura del rischio tassi.
I DUBBI DI MOODY’S SULL’AUMENTO DI CAPITALE. Senza dimenticare che all’inizio di febbraio l’agenzia di rating Moody’s ha messo sotto osservazione il rating dell’istituto per la «possibilità significativa che il rating di Banca Mps possa peggiorare».
I motivi sono sostanzialmente due: il fatto che Moody’s giudica una «debole capacità della banca di generare capitale in maniera organica» e i contenuti del piano Eba, che nelle intenzioni dei vertici di Rocca Salimbeni dovrebbe evitare nuovi aumenti di capitale. Per realizzare un rafforzamento patrimoniale da 3,2 miliardi, come chiesto appunto dall’Authority europea, tra le altre mosse Mps ha infatti considerato la vendita di alcuni beni (500 milioni d’immobili) e il deconsolidamento di società prodotto, come Consum.it, attraverso joint venture industriali con operatori del settore. Si tratta di obiettivi che, a giudizio di Moody’s, non sono così facili da realizzare e soprattutto da quantificare sul terreno del rafforzamento patrimoniale.
PIANO DI BILANCIO ALLO STUDIO IL 29 MARZO. Per far quadrare i conti il tempo stringe. L’assemblea di bilancio è stata convocata per il 27 aprile in concomitanza con il rinnovo del consiglio d’amministrazione. La proposta di bilancio deve dunque essere esaminata nell’ultima settimana del mese, il 29 marzo. E nel frattempo Viola deve anche stendere l’aggiornamento del piano industriale.
Di certo la Fondazione resterà a secco di dividendi e dovrà stringere ulteriormente i rubinetti delle erogazioni al territorio, destinate a non superare i 20-30 milioni (la media annuale nei 17 anni di vita dell’ente senese supera i 100 milioni). Non solo. Fino a metà 2012 ogni euro che entrerà nelle casse di Palazzo Sansedoni da cessioni o alienazioni dovrà andare a ripianare il debito con le 11 banche creditrici. fonte
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