Atterraggio di emergenza per Silvio. I Rom sabotano un finestrino dell'Air Force One

Creato il 16 settembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
E che devono fare? Ci hanno provato. Dopo le dichiarazioni di Berlusconi solidali con la politica fascista di Sarkozy, al quale neppure Carlà è riuscita a far cambiare idea, i rom di Milano hanno pensato fosse arrivato il momento di risolvere il “problema” a modo loro. Convinti che il pesce puzzi dalla testa, non hanno minimamente pensato di sabotare l’organo Hammond di Roberto Maroni (che appena premi il sol♯ ti arriva una scarica letale da 1000 volt), né la liana di Calderoli né il Suv di Borghezio né, tantomeno, la playstation del “Trota”, ma mogi mogi, quatti quatti, sono entrati a notte fonda nell’hangar dell’Air Force One di Silvio e hanno allentato i bulloni di un finestrino. Convinti di aver fatto del loro meglio, i rom sono tornati nelle villette a schiera appositamente costruite dalla Edilnord, su richiesta di Letizia Moratti, per ospitarli e hanno atteso, attaccati al televisore, che Minzolini in lacrime desse la ferale notizia del disastro aereo in una edizione straordinaria del Tg1. Sono trascorse ore. Lo champagne pronto nel frigo. La carne secca disposta sul vassoio. Le donne avevano tirato fuori dal cuscino, e indossato, i dieci chili di gioielli della festa ma nulla. Nessuna notizia, tutto procedeva come sempre. Le trasmissioni televisive idiote, le edizioni fotocopia dei Tg e i cuochi che consigliano come friggere le melanzane alle 7 del mattino quando un normale individuo ha ancora la bocca impastata dal sonno e una voglia matta di caffè. Nonostante i loro sforzi, l’aereo non è caduto. Hanno dovuto aspettare due ore fa, le 8 e 30, per sapere dall’Ansa che l’aereo era rientrato indenne a Linate per riparare il guasto e che Berlusconi sarebbe immediatamente ripartito per Bruxelles dove era atteso, insieme a Sarkozy, dagli altri colleghi della Ue pronti al coro “razzisti, razzisti”. Ovviamente la notizia del rientro a Linate ha lasciato il mondo con il fiato sospeso. I primi a telefonare all’Air Force One per sapere se Silvio stava bene sono stati Gheddafi, Putin e Lukashenko prontamente tranquillizzati dallo stesso Silvio che ha raccontato loro l’ennesima barzelletta sugli ebrei. Paolino Bonaiuti ha atteso inutilmente che chiamassero Napolitano, Obama, Cameron, Angela Merkel e Zapatero ma quando il telefono di Stato ha squillato sull’aereo di Stato, il sottosegretario di Stato Bonaiuti ha sentito dall’altra parte solo un D’Alema preoccupatissimo. Memori di quanto accaduto in Polonia, i nomadi hanno tentato quella che poteva essere la soluzione finale del loro eterno peregrinare da un campo all’altro. Sconsolati e moralmente distrutti dall’esito negativo della loro impresa, hanno pensato di ricorrere a una fattura mortale a base di sangue di pipistrello, ma gli esiti si vedranno solo nei prossimi mesi: troppo tardi. Nel frattempo, siccome viviamo in un regime democratico e non violento, saranno stati solo espulsi e non inviati in treno al primo campo di concentramento libero. Sarà anche vero che i tempi cambiano ma forni crematori sono sempre accesi.

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