Che Paolo Nutini non fosse destinato a rimanere relegato a un pubblico di sole ragazzine o al limite di teenager, era stato già ampiamente comprovato dalla sua seconda prova discografica. Non che nel suo brillante esordio (“These Streets”, uscito quando l’italo-scozzese aveva appena 19 anni!) non fossero già presenti e ben visibili i cromosomi del puro talento ma il tutto si limitava a un (pur) efficace pop moderno, penso soprattutto ad alcuni singoli pubblicati: l’indolente ballata “Last request”, la struggente “Rewind” o la più ritmata “New shoes” che, per chi avesse avuto le orecchie più aperte, poteva in qualche modo già far presagire la grande svolta sonora avvenuta con il seguito “Sunny Side Up”.
Un disco, quest’ultimo, pubblicato nel 2009, che sembra quasi impossibile pensare sia stato partorito da un ventiduenne, talmente belle, varie, convincenti siano tutte le 12 tracce. Un album che sembra abbandonare le velleità pop rock dell’esordio (se escludiamo l’arrangiamento pulito e semplice nella sua melodia in salire del singolo apripista “Candy”) per tuffarsi a capofitto in un caleidoscopio di musica e colori. Un disco folk se vogliamo, evidente in brani come “Chamber Music” , la fiabesca “Growing up beside you” o nel tradizionale “Worried Man”, dal cui il nostro ha poi attinto, regalandogli un testo stupendo e facendo tanto assomigliare il brano ad uno dei REM. Ma tante suggestioni derivano pure dal country, quello più classico (in certi frangenti la voce di Paolo sembra quella di un… settantenne tabagista convinto!), dal ragtime (in un brano scoppiettante come “Pencil full of lead”), dallo ska nell’iniziale marcia “10/10″, anche se in assoluto la canzone che più mi era piaciuta di questo disco che non mi stanco mai di ascoltare è “Coming Up easy”, che sembra uscita direttamente dagli anni ’60 e dalla Motown per le sue splendide atmosfere soul.
Proprio per questo ero tra coloro che attendevano con una certa trepidazione il nuovo lavoro di inediti di Paolo Nutini, visto che nel frattempo di anni ne sono trascorsi ben 5, un periodo lunghissimo, specie per il mercato odierno che tutto consuma in fretta. Ma, appunto, e qui mi riallaccio al mio discorso iniziale, Nutini ha poco o nulla da spartire con i vari ragazzini usciti da talent e affini e lo ha dimostrato ulteriormente con il suo recente album “Caustic love”. Chi si aspettava una virata verso il commerciale, visto il grande successo di pubblico sin qui ottenuto nel Mondo, si è sbagliato ancora una volta, visto che Paolo ha prodotto un disco ancora più orientato verso il soul, quello a me più caro. Anche se in generale si tratta di un album meno diretto, meno immediato e con pochi ritornelli che ti si attaccano in testa. Prevalgono piuttosto le melodie soffuse, languide, dove lui può far sfoggio della sua voce roca, profonda, unica nel panorama odierno. L’autorevole giornalista musicale Eddy Cilia si è sbilanciato in tal senso, dicendo che, con quella voce lì, Nutini potrebbe permettersi di registrare un cd anche solo leggendo l’elenco del telefono. Iperbolismi a parte, davvero, il suo nuovo disco merita più di un ascolto. E’ in grado ancora di spiazzarti, prima di coinvolgerti del tutto emotivamente, come fatto col singolo anticipatore dell’intera raccolta, presentato in anteprima al Festival di Sanremo. “Scream” ancora una volta mescola le carte, essendo una canzone essenzialmente funky, sporca, trascinante. Ma per il resto l’album viaggia su ritmi lenti, ordinati, sicuramente raffinati e per i detrattori che lo “accusarono” di aver “provato” a mescolare sin troppi generi in un solo disco col precedente “Sunny side up”, ora si può affermare invece come Nutini abbia messo maggiormente a fuoco un proprio stile personale. Lo ha fatto soffermandosi maggiormente sulla parte più intima, più romantica nel suo modo di interpretare e veicolare le emozioni. E considerando che Paolo ha solo 27 anni, si può affermare con una certa dose di sicurezza che sarà ancora pronto a sorprenderci nel prosieguo della carriera.