Per anni si è parlato di mafia, malavita, business, giri poco puliti e quanto altro, invece no. A uccidere Attilio Manca non è stata la mala ma un estremo mix micidiale di di eroina, tranquillanti e alcol. Questo almeno pare essere il sunto delle inchieste e la conclusione a cui è giunto il Gip Salvatore Fanti, quasi un anno e mezzo dopo il ricorso presentato dalla madre e dal padre del giovane urologo siciliano in servizio all’ospedale di Belcolle, contro la richiesta di archiviazione dell’inchiesta presentata dalla procura della Repubblica. La famiglia del dottor Attilio Manca non si era arresa, aveva deciso di andare avanti. I genitori e gli amici del Manca sono ancora convinti che il giovane urologo trovato morto nel 2004 in via Santa Maria della Grotticella nsia stato ucciso da Cosa Nostra per eliminare un testimone scomodo del viaggio compiuto da Bernardo Provenzano a Marsiglia per farsi operare alla prostata. Manca è infatti il dottore che durante il viaggio di Provenzano era stato costretto ad assisterlo.
Viaggio durante il quale Manca sarebbe stato costretto ad assistere il boss.
La tesi dei familiari è stata dimostrata cosi: Manca non si poteva iniettare eroina nel braccio sinistro in quanto mancino, un lontano parente di Barcellona Pozzo di Gotto era andato a Viterbo in visita al Manca e questo alla famiglia è sempre sembrato strano, le insistenti richieste di restituzione del corpo alla famiglia fatte da un altro parente alla procura a nome dei genitori che, invece, erano all’oscuro di tutto;la particolare impronta trovata nel bagno di Manca che non è nè dei familiari tanto meno dei frequentatori la casa. Tutto questo però viene respinto dal Gip.
Era il 12 febbraio 2004 quando Attilio Manca viene trovato morto, sul braccio sinistro aveva i segni di due iniezioni. L’autopsia accerta che la morte era dovuta all’effetto di tre sostanze: alcolici, eroina e Diazepam, il principio attivo del sedativo Tranquirit.
L’ordinanza del Gip dispone l’archiviazione delle posizioni di quattro delle dieci persone iscritte a vario titolo nel registro degli indagati, ordina invece il proseguimento dell’inchiesta per altre sei, accusate di aver venduto l’eroina al medico.
Si mormora già che la famiglia impugnerà anche questa istanza.