Solo all’interno delle civiltà di origine e cultura cristiana -non certo in quelle islamiche, indù o sotto gli ateismi di stato- è possibile esercitare pienamente il diritto di libertà di opinione, di religione e anche libertà dalla religione. Non a caso, solo in queste aree geografiche possono proliferare iniziative laiciste (spesso fortemente intolleranti), e ci può essere spazio anche per presenze moderate e civili di irreligiosità, sempre valorizzate e rispettate dalla Chiesa cattolica.
Benedetto XVI nell’ottobre scorso ha ad esempio tessuto un elogio ai laici e agli agnostici, a coloro che «non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità». Con il loro esempio tolgono agli «atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca», e «chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri». Essi sono «un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria fede».
Un esempio di questo rispetto sono i fatti avvenuti nel giugno scorso nel Regno Unito, quando il “Christian Institute”, un ente di beneficenza e di promozione dei principi evangelici nel Regno Unito, si è schierato in difesa di un ateo, John Richards, dopo che egli ha deciso di appendere alla finestra della sua casa la scritta: «Le religioni sono favole per adulti» (si veda foto). La polizia di Lincolnshire County lo avvertito che avrebbe potuto essere arrestato in caso di eventuali reclami di persone offese, in quanto il “country’s Public Order Act” del 1986 proibisce rappresentazioni dai toni “minacciosi, vessatori o insultanti”. «E’ un atto intimidatorio quello della polizia», ha spiegato Simon Calvert del “Christian Institute” difendendo Richards, «esercita un effetto pericoloso agghiacciante sulla libertà di parola». Il portavoce dell’ente cristiano ha anche spiegato che molti cristiani in Gran Bretagna stanno “fortemente simpatizzando” verso la libertà di parola di Richards.
Verso la fine del 2011, questa volta negli USA, un altro fatto simile è arrivato alle cronache. Patrick Greene, noto ateo di Sue Henderson County (Texas) , si è unito alla lotta contro un presepe istituito al di fuori del tribunale della città di Atene (Texas), minacciando di presentare una querela contro esso. Poco tempo dopo, tuttavia, ha avuto alcuni problemi di salute, scoprendo di stare perdendo l’uso della vista. A questo punto, Jessica Crye, una donna cristiana di Atene che aveva difeso il presepe, ha chiesto al pastore della sua chiesa di poter fare qualcosa per aiutare quest’uomo. Ebbene, dopo una raccolta di fondi in chiesa, migliaia di dollari in donazione sono stati consegnati a Greene, che ha così potuto operarsi. Questo gesto di amore, oltretutto, è stato anche determinate per la conversione dell’attivista ateo, che oggi ha abbracciato il cristianesimo, subendo un radicale cambiamento.
Qualche buontempone laicista insiste ad affibbiare all’intollerante anticristiano Voltaire la frase «non sono d’accordo con quello che dici, ma sono pronto a dare la mia vita perché tu possa dirlo», pensando in questo modo di sottolineare la grande tolleranza dei laici contro l’imposizione cristiana. Non solo si è ormai scoperto da anni essere una bufala, ma da questi fatti si capisce chi davvero la pensa in questo modo e, sopratutto, agisce in coerenza a quanto dice.