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ATTO o POTENZA?

Creato il 22 novembre 2011 da Illcox @illcox

ATTO o POTENZA?

Ieri sera, dopo una lunghissima giornata in università, sono rientrata a casa come ogni sera. Ho fatto la cena come ogni sera. Mi sono fatta la doccia come ogni sera. Apatica, distratta, immersa in pensieri che mi assillano da giorni.

Alla fine, mi sono ritrovata davanti l’armadio. Ovviamente il caos più totale dominava i miei scaffali e cassetti. In un impeto d’ira ho gettato tutto a terra e poi mi ci sono buttata anche io. Pazientemente e con gesti lentissimi, ho iniziato a rimettere in ordine piegando accuratamente tutti i vestiti, allineando in maniera quasi maniacale le scarpe e riponendo, con estrema perizia, tutti i miei trucchi ed oggetti, sparsi in giro, al loro posto. Un po’ come se rimettendo in ordine quell’angolo di stanza potessi dare una sistemazione logica anche ai miei pensieri.

Seduta lì per terra pensavo a tutto ed a niente. Presto mi sono accorta che i miei ragionamenti e le mie domande cominciavano a prendere un posto ed a seguire un filo logico. Così ho ripercorso tutta la mia giornata fino a giungere al momento cruciale, a quella telefonata che ha malamente turbato la mia già cedevole psiche.

È normale che un atto che, normalmente, dovrebbe allietare la vita di qualcuno, trasformi, invece, quell’esistenza in un incubo? Puó un nuovo arrivo sconvolgere a tal punto? Puó un bambino fare tutto questo macello?

Eppure, sembrerebbe così semplice: due persone si amano ed insieme fanno una cosa bellissima, concepire un figlio! In teroria, si, è semplice fantastico e tutto quanto, ma in pratica? Spesso parlando di gavidanze eccessivamente precoci, diciamo “si, io lo terrei!” oppure “assolutamente no! È troppo presto!” (ovviamente questo dipende da persona a persona) Ma se una cosa così grande dovesse accadere davvero, resteremo dello stesso parere? E se, invece, che a noi succedesse a qualcuno a cui teniamo, a qualcuno al quale vogliamo bene? Che cosa fare allora? Queste ed altre domande mi ronzavano, ancora, insistentemente, nella testa; per lo meno, peró, avevano preso la forma di un pensiero coerente.

Mi domandavo che cosa potessi fare e quale fosse il modo giusto di agire. Stare vicino a questa persona sarebbe bastato? Mi pareva di no. Mi sentivo impotente di fronte all’enormità della situazione: un piccolo sassolino che deve affrontare un’onda violenta durante la tempesta.

In quel momento mi sono tragicamente resa conto di quanto sia effettivamente difficile e di cosa voglia davvero dire essere un buon amico. Ho capito che un rapporto, oltre che sulla fiducia e sull’affetto, deve reggersi sull’aiuto, un aiuto reciproco che riesce a venire fuori solo in determinate situazioni. Si, è vero, con un amico puoi uscire, giocare, studiare, vivere, puoi considerarlo un fratello o altro, ma solo in certi momenti si vede davvero come sia forte o meno un legame.

Frasi fatte? Cose scontate? Forse, o forse no. Probabilmente smettono di esserlo solo quando ne prendiamo piena coscienza, solo nel momento in cui capiamo che quello che ci hanno sempre detto a parole si realizza nei fatti; la potenza che diventa atto.

Così ho preso la mia decisione: accompagnare il mio amico in questo delicato momento. Decisione scontata? Mica tanto! E per capirne il motivo basta guardarsi intorno e vedere come fragili e volubili siano le nostre amicizie, come fallaci siano i rapporti tra le persone. Il trasformismo non esiste solo in politica.

Io, dal canto mio, ho seguito testa e cuore: ho permesso a quella teorica potenza di insegnamenti morali, di diventare atto pratico e tangibile. Ho deciso di dare il mio aiuto, anche se minimo.

Questa mia trance pseudoriflessiva, accadeva qualche giorno fa. Oggi sono tornata a casa, nella mia città natale, solo per incontrare questa persona. L’ho chiamata e l’ho invitata per un caffè. La vedo arrivare al bar ovviamente in ritardo e a prima vista mi pare calma, tranquilla… Cerco di rilassarla. Immagino cosa le passi per la testa, ma non voglio chiedere, ne affrontare il discorso, o almeno, non per il momento…

La nostra conversazione rimane in Potenza per almeno un’ora e mezza; da parte mia tento di tenerla sul generico, parlando delle mie gaffe universitarie, di programmi televisivi, di letteratura, di musica e cercando di strappare un sorriso a quel viso che malamente celava l’ansia e la pesantezza della situazione.

Alla fine, è proprio queta persona a rompere il ghiaccio, se così si puó dire. Gli occhi si riempiono di lacrime amare: il mio innato cinismo mi fa pensare che siano lacrime di coccodrillo, ma evito di dirlo. Voglio aiutare chi amo e per prima cosa devo lasciare a casa cinismo, sarcasmo e pregiudizi.

Faccio per abbracciarla, ma le lacrime diventano più fitte. Penso di ritrarmi, ma quei due rivoli salati che le solcano le guance riescono a commuovermi, così la stringo forte non badando al pianto che aumenta sempre di più di intensità, cercando di ignorare i singhiozzi convulsi. Non so cosa fare! Mi sento nuovamente schiacciata dalla situazione anche se mi ero ripromessa di essere forte… Purtroppo, le cose non vanno sempre come ci aspettiamo! Provo a superare questo momento promettendo a quella persona tutto il mio appoggio: non so se lei creda alle mie parole, ma io si, sono determinata ad aiutarla! Ecco, è in questo momento che i nostri pensieri, quella conversazione taciuta, diventano Atto! Entrambe sappiamo che tutto è più grande di noi, molto più grande, ma adesso abbiamo una certezza: il nostro legame è ancora più grande e più forte del casino in cui ci siamo cacciate! Io so che voglio starle vicino e lei è cosciente di questo mio volere. La potenza della nostra amicizia si è trasformata in atto grazie a poche semplici parole, “io ci sono e ci saró, per qualsiasi cosa ed in ogni momento!”, e alle azioni, a ció che accadrà dopo quel lungo abbraccio.

Magari tra qualche mese riuscirò a pensare a tutto questo senza ansie e paura. Forse sarò adddirittura in grado di ricordarlo e di sorridere pensando che, comunque, nel bene o nel male, è stata un’esperienza che mi ha aiutata a crescere; e come sono cresciuta io, lo ha fatto anche questa persona. Saremo più mature, più consapevoli di noi stesse, più vicine. Per il momento, però, sto solo cercando di farmi “grande”. Sto solo cercando di sembrare minacciosa e forte, un po’ come fa un animale in pericolo: mi impettisco e allargo le spalle per dare l’illusione di essere più possente della situazione, mentre dentro mi sento un piccolo topo chiuso in un angolo e pronto a morire. Ma resisto! Sto resistendo per chi amo, perchè se crollo anche io, questa persona a chi potrebbe appoggiarsi?

Questo, e solamente questo, mi sento di consigliarvi! Che poi è la cosa più semplice e banale, ma è la più utile e soprattutto la più difficile da mettere in atto.


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