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Atto V - La Morte

Creato il 02 novembre 2010 da Mikdarko
Libro I "Genesi" - Capitolo 1 "Preludio" - 2 giugno 1994, ore 3.45 Disteso sul letto d’ospedale, nella camera immersa in un profondo silenzio, illuminata da sommessi raggi di luce blu proveniente dal corridoio. Un colore che rilassa, che tranquillizza, che riduce la pressione sanguigna.  Atto V - La Morte Luce che ammalia, che affascina e mi conquista… quale potere la luce, fonte di tutte le forme di vita, poiché proprio nella luce si formano i colori che ci circondano in natura.
È notte fonda. Il caso ha voluto che i restanti letti della stanza siano vuoti… meglio. Dormire con degli estranei nella stessa camera non è di certo molto confortante.
Scivolo nel mondo onirico, e osservo un cielo grigio. Non riesco a muovere il collo, anzi sono completamente paralizzato, irrigidito in una strana posizione supina.
Una vigorosa raffica di vento mostra danzanti e squamose foglie di cipresso che si adagiano sul mio corpo.
Poi la prospettiva del mio sogno cambia, ed è come se stessi in piedi. Vedo gente attorno a me. Facce anonime e lugubre, affogate in un’innaturale quiete, sprofondate in un tangibile dolore. Sembra quasi una veglia… di quelle funebri.
Ma di chi?
Uno strano presentimento. Ho paura di voltarmi. Di dar credito ad un angoscioso presentimento.
Mi giro ed alle mie spalle una macabra visione. Un feretro aperto contenente il mio corpo privo di vita.
Turbato e confuso rimango impietrito dinanzi a quella visione funerea… partecipare al proprio funerale… quale orrore più assurdo.
Una situazione irreale ma al contempo curiosa.
Comincio a riconoscere alcune persone venute a darmi l’estremo saluto. Lentamente riconosco alcuni volti, amici, parenti, persino persone con cui non ho mai legato, ma nessuna lacrima, nessuna parola, solo un silenzio bislacco che riecheggia in quel momento onirico.
Un ombra.
Un’oscura presenza accanto alla mia bara. Con addosso un saio nero e un cappuccio a punta come un sacco ripiegato ed indossato nei tempi andati dai contadini e dai pastori per ripararsi dalle intemperie. Mi ricorda molto l’iconografia occidentale della rappresentazione della morte vista qualche tempo fa in una carta dei tarocchi… il sinistro mietitore, ma privo della sua falce fienaia.
Il tenebroso mantello viene spazzato via dalla impetuosa apertura di possenti ali scure… ancora l’Angelo Nero, l’essere senza volto che compare ripetutamente nei miei incubi.
Chi o cosa sei? La morte?
La morte furiosa, la morte sicura. La morte che dona splendore e paura. La morte che viene con il suo dolore. La morte che è cieca all'odio e all'amore. La morte regina senza scettro e corona. La morte. La morte. La morte in persona. ("Totentanz" di Tiziano Sclavi).
Nuovamente la tachicardia.
Il cuore sta picchiando più forte che mai… sono sveglio ma l’incubo non mi ha mai lasciato.
Cerco di rilassarmi ma stavolta non ci riesco.
Comincio a urlare.
Arrivano due infermieri che iniettano qualcosa nel mio braccio.
Precipito nuovamente nel sonno, ma stavolta in un luogo senza alcuna percezione dei sensi.
Copyright © 2010 "Angelo, tra Cielo e Terra" scritto da  Michelangelo De Bonis - Tutti i diritti riservati.


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