
L'atmosfera dello spettacolo, il buio dei teatri, il coinvolgimento del pubblico e di Dylan stesso nella vicenda, sono resi in maniera evocativa e precisa dalle matite pulite di Luca Dell'Uomo, protagonista dopo Gli uccisori di un'altra ottima prova.
Sclavi è bravo a creare un intreccio capace di sviare e ingannare il lettore quasi a dimostrare che in fondo, proprio come fa Diabolo nei suoi spettacoli con il suo pubblico, il bello della lettura come quello di altre forme di intrattenimento è quello di lasciarsi illudere, magari ingannare per poi farsi sorprendere sul finale, tentare di intuire, constatare quanto siamo stati bravi (o meno) a capire, a svelare l'inganno, a smascherare il trucco. Insomma, il trucco c'è ma se lo sceneggiatore, come l'illusionista, è bravo, il trucco non si vede. E Sclavi è bravo, ma questo non devo venire di certo io a dirvelo.
Quello che conta è che la morte non è un'illusione. La morte è vera, starà a Dylan Dog capire come e perché questa si verifica, a lui svelare il trucco, a lui scoprire l'inganno.
