"Lei indossava un abito nero, aderente e fresco, portava sandali neri e una collana di perle. Un paio di occhiali neri le cancellava gli occhi."
Truman Capote Colazione da Tiffany Audrey usciva di scena vent’anni fa, vinta dal male e fino all’ultimo generosa nell’impegno per i bimbi d’Africa. Ma resta, e non passa di moda, lo stile da lei reso unico.
Impossibile non celebrarlo.
L’irresistibile Holly Golightly di Colazione da Tiffany continua a sorridere da vetrine di boutique, poster e t-shirt.
I vestiti di Givenchy e i disegni della costumista Edith Head l'hanno resa un'icona di stile, che ancora oggi, a 50 anni di distanza, rimane un punto di riferimento per la moda femminile.
Eppure Audrey era una donna molto semplice, dallo stile minimale e raffinatissimo al tempo stesso; pensate al famosissimo tubino nero lungo di Givenchy, ai pantaloni alla pescatora con i dolcevita neri o la camicia bianca e le ballerine del film "Sabrina", abiti questi ultimi decisamente mascolini, che la Hepburn indossava con estrema grazia ed eleganza quando le donne portavano corpetti e gonne ampie.
Sean Ferrer, primogenito dell’attrice, racconta: "Il motto di mia madre è sempre stato less is more, il meno è più. Alla base del suo stile c’era una rigida educazione vittoriana, incentrata sul rispetto per gli altri e la necessità di non apparire troppo". Aspetto da cerbiatto ma personalità decisa, che trova piena realizzazione nell'incontro con Hubert de Givenchy. "Era uno stile molto più asciutto di quello allora imperante e fastoso di Dior", nota Giusi Ferrè, esperta di moda. "Uno stile più semplice, comodo e molto moderno, anche se per indossare quegli abiti ci voleva il fisico etereo di Audrey. E la sua bellezza era sì naturale, ma molto curata". Come le sopracciglia ad ala di gabbiano, disegnate dal truccatore italiano Alberto De Rossi. E le ballerine o le scarpe che non avevano più di 3-5 centimetri di tacco.
Non potevano mancare richiami allo stile di Audrey Hepburn anche nelle ultime collezioni, come da Moschino, che celebra gli anni '60 dell'attrice, o da Calvin Klein, dove ritroviamo il minimalismo chic dei suoi abiti.
Lo stile Audrey resiste anche in tempi di crisi perché, griffe a parte, si compone di pochi pezzi essenziali, reinventabili all’infinito con scarpe e accessori. Quel che c’è di irripetibile è Audrey, così innocente, così perfetta. Così modesta da non rendersi conto della sua grandezza.
"Neanche si sentiva bella", ricorda il figlio, "tanto da sorprendersi quando notava l’ammirazione negli altri. Era come un cerbiatto che all’improvviso alza gli occhi, senza capire d’essere irresistibile".
Un look e uno stile di vita che non può passare di moda. Siete d'accordo?
Alla prossima settimana, kiss!
Mary Flairdream