Oggi Google ha deciso di celebrare nella sua homepage il 127° anniversario della nascita di Niels Bohr.
Nel doodle una delle O rappresenta un atomo con gli elettroni disposti sulle orbite. Ogni orbita ha il suo numero quantico principale. in omaggio al modello dell’atomo formulato da Bohr. E’ anche rappresentata una transizione di un elettrone da un’orbita all’altra, con relativa emissione di un fotone ad energia hν. Questa, in realtà, sarebbe farina del sacco di Max Planck, ma non facciamo troppo i precisi.
Qualcuno festeggia le scoperte di Bohr in modo più irriverente
Modello dell’atomo a parte, Bohr è uno degli scienziati più brillanti del ventesimo secolo. E’ uno dei padri della meccanica quantistica e fu insignito del premio Nobel per la Fisica nel 1922 (curiosità: anche il figlio di Niels, Aage, vinse il premio Nobel nel 1975).
Per festeggiare al meglio il compleanno del buon vecchio Niels, ho intrapreso la lettura di una raccolta di suoi scritti, che da troppo tempo giaceva ignorata sulla mia libreria.
“I quanti e la vita”, edito da Bollati Boringheri, è una raccolta di quindici saggi brevi di Bohr, per un totale di duecento pagine abbondanti, e ve lo portate a casa per meno di dieci euro su Amazon. Il libro riunisce cinque saggi scritti tra il 1929 e il 1938 e dieci scritti dopo la guerra, tra fine anni ’50 e inizio anni ’60. In questi brevi capitoli Bohr illustra in modo abbastanza divulgativo la sua interpretazione della meccanica quantistica e le implicazioni di questa nuova visione del mondo su numerosi altri settori del sapere, come le scienze della vita e la filosofia.
La teoria della “complementarietà” formulata da Bohr è alla base della cosiddetta interpretazione di Copenhagen della meccanica quantistica. Questa interpretazione fu oggetto di lunghe discussioni tra Bohr e Einstein ed è proprio su questo argomento che lo spettinato Albert pare abbia dichiarato “Dio non gioca a dadi con l’universo”. Tanto scenografica quanto priva di fonti la risposta di Bohr: “Non dire a Dio come deve giocare”. Sempre su questo argomento è passata alla storia la disputa tra Bohr, Schrödinger e il gatto di quest’ultimo.
Gli ultimi due saggi del libro hanno un taglio più autobiografico e raccontano dei primi congressi Solvay e della collaborazione tra Bohr e Heisenberg. Il fisico tedesco fu allievo ed amico di Bohr dagli anni ’20, ma il rapporto tra i due si incrinò con l’inizio della seconda guerra mondiale. In particolare Bohr non vide di buon occhio l’impegno di Heisenberg come coordinatore del progetto atomico tedesco, ma di questo potremmo parlare in un’altra occasione.
Concludendo, il libro è assolutamente consigliato a chi si interessa di fisica, ma anche a tutti gli altri, dato che il linguaggio non è mai eccessivamente tecnico.
Buon compleanno Niels!