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Augusto Daolio (18 febbraio 1947 – 7 ottobre 1992)

Creato il 07 ottobre 2012 da Marvigar4
Augusto Daolio (18 febbraio 1947 –  7 ottobre 1992)
 
Nomadi, Io vagabondo (1972)

parole di Alberto Salerno, musica di Damiano Dattoli

Io un giorno crescerò / e nel cielo della vita volerò. / Ma un bimbo che ne sa / sempre azzurra non può essere l’età… // Poi, una notte di settembre mi svegliai, / il vento sulla pelle, / sul mio corpo il chiarore delle stelle; / chissà dov’era casa mia / e quel bambino che giocava in un cortile… // Io, vagabondo che son io, / vagabondo che non sono altro / soldi in tasca non ne ho, / ma lassù mi è rimasto Dio. // Sì, la strada è ancora là / un deserto mi sembrava la città. / Ma un bimbo che ne sa / sempre azzurra non può essere l’età. // Poi, una notte di settembre me ne andai, / il fuoco di un camino, non è caldo come il sole del mattino, / chissà dov’era casa mia / e quel bambino che giocava in un cortile… // Io, vagabondo che son io, / vagabondo che non sono altro / soldi in tasca non ne ho, / ma lassù mi è rimasto Dio.

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http://www.augustoperlavita.it/augusto/Ago002.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Augusto_Daolio

Sono nato il 18 febbraio 1947 a Novellara di Reggio Emilia, nel cuore della notte mentre freddo e brina duellavano con rami secchi di pioppi e tigli. Sono nato al caldo e mi hanno chiamato Augusto come un nonno che non ho mai conosciuto. Il cognome Daolio mi è stato dato da un uomo semplice e a suo modo dolce e complice. Dall’età di sedici anni canto in un gruppo che si chiama Nomadi, scrivo canzoni e giro il mondo. C’è un altro mondo dentro di me che racconto con il disegno e la pittura, lo faccio da parecchi anni e alberi, rocce, cieli, lune, ombre e altro popolano questi miei racconti. Ho esposto in giro per l’Italia, ho illustrato dischi, libri, cartoline. Manifesti. Non disegno per riempire un vuoto ma per vuotare un pieno che è dentro di me e preme

Sono stato fortunato: ho incontrato la musica, ho incontrato la poesia, ho incontrato l’arte, ho incontrato le parole. Voglio dire che non ho cercato niente.

Ho molti amici pittori, scultori, grafici. Ognuno di loro mi regala qualcosa, mi fa entrare nell’intimità degli studi odorosi d’olio di lino e di acquaragia, mi fa partecipe di quella strana magia alchemica. Ho pochi amici cantanti e musicisti, e non so perché. Forse per la loro poca passione per i fatti della vita, quando sembrano preoccupati solo del successo, dell’ultimo album, e quando non sono al centro dell’attenzione dormono moltissimo, come le ballerine. Cosa che mi distingue da loro decisamente.

Se quello che mi porta a disegnare è una sottile malattia morbosa, una piccola lesione, una devianza, uno strappo, desidero che ciò non trovi mai guarigione, anzi desidero considerare il disegnare come un lavoro, anche faticoso, di scavo, di confessione a volte anche dolorosa.
È allo stesso tempo una fortuna umana, grandissima.

Quando non ho voglia di disegnare ho voglia di scrivere, quando non ho voglia di scrivere e non ho voglia di disegnare ho voglia di viaggiare.

Se canti solo con la voce, prima o poi dovrai tacere… Canta con il cuore, affinché non dovrai mai tacere.

A me la morte fa una gran paura, si lasciano troppi sorrisi, troppe mani, troppi occhi.

Ogni azione della nostra vita, anche la più piccola, è responsabile della bellezza o bruttezza del mondo.



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