A Doha, capitale del Qatar, si è tenuta alla fine del mese di marzo, la Conferenza sulle specie animali minacciate dal commercio internazionale. Trattasi di una conferenza mondiale sugli animali che rischiano di scomparire dal Pianeta per essere principalmente oggetto di business. Non è la prima volta che se ne parla, lo sanno tutti, le istituzioni internazionali, i governi e i cittadini, ma le misure prese sono assolutamente insufficienti.
Tra gli animali in pericolo: l'orso polare e la foca.
Durante la conferenza si è lavorato sul futuro di varie specie in pericolo a causa del commercio, da un lato (ad esempio quello dell’avorio che mette a rischio gli elefanti) dei cambiamenti climatici, dall’altro e, infine, dell’inquinamento.
In un articolo pubblicato su Repubblica del 21 marzo scorso, Carlo Ciavoni scrive:
"Stando ai dati della lista rossa dell'IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) l'orso polare è considerato globalmente vulnerabile(cioè il 3° livello di minaccia su 5). La popolazione complessiva è di 20-25.000 individui, ma si prevede che nei prossimi 40-50 anni ci sarà un crollo tra il 30 e il 50%."
"All'origine - dice Piero Genovesi, ricercatore dell'Ispra, l'ente pubblico per la ricerca ambientale - c'è essenzialmente la costante riduzione della calotta polare, che si prevede possa scomparire nei prossimi 100 anni"(…). "Ma c'è anche l'inquinamento - ha aggiunto Genovesi, che è anche vice presidente dell'Associazione Internazionale di Ricerca e Conservazione degli Orsi - a minacciare questa specie che, essendo alla sommità della catena alimentare, mostra da tempo i segni dell'accumulo dei fattori inquinanti."
Non basta - ha detto ancora il ricercatore - lo scioglimento dei ghiacci sta di fatto riaprendo rotte commerciali navigabili nel Nord, che potranno avere effetti disastrosi sulla vita degli orsi, distruggendo ancora di più la calotta di ghiaccio, dove gli animali si muovono. Tutto questo sta inoltre aumentando le occasioni di incontro dell'uomo con gli orsi, obbligati a trascorrere più tempo sulla terraferma".
orso polare alla ricerca di cibo - Spizberg
Il Canada si è opposto alla proibizione della caccia agli orsi polari. Una quota di caccia è autorizzata per i Nativi, Inuit che vivono nel Nunavik, territorio indipendente, e che utilizzano il prodotto della caccia per la loro sussistenza. Gli Inuit sanno quando si può cacciare, quale animale può essere ucciso e cacciano solo la quantità necessaria alla vita della comunità. La caccia è un atto serio e responsabile che va compiuto con rispetto per la vita. Le cerimonie che precedono la caccia sono celebrate per consolidare l’unità del gruppo dei cacciatori, rafforzare lo spirito e l’interesse comune, ricordare che l’animale è sacro e va ucciso correttamente, rispettando e ringraziando per il dono della vita che egli fa alla comunità umana.
zampa di orso polare - Spizberg museo Ny-Alesund
Purtroppo, però, molte licenze sono date a società di caccia, ad individui senza scrupoli che vengono a cacciare l’orso per sport. Credono forse di affermare valore e coraggio, ma quando si conosce il tipo di armamentario altamente sofisticato che permette di abbattere un orso senza il minimo pericolo, non si può certo parlare di coraggio, ma piuttosto di vigliaccheria. Un’uccisione gratuita ed inutile, un gesto vile ed irresponsabile.
Lo è anche il commercio delle pellicce degli animali uccisi e degli oggetti confezionati per i turisti, inconsapevoli e irresponsabili che partecipano così al mantenimento dell’industria della caccia all’orso e alle foche.
Anche l’inquinamento è responsabile della possibile estinzione dell’orso bianco e delle foche, come spiega bene Pietro Genovesi.
L’aumento di certe sostanze chimiche nelle acque dell’Artico sta portando delle trasformazioni gravi anche a livello della riproduzione. L’aumento dell'infertilità di certe specie animali si sta ormai verificando anche a livello umano. Studi fatti da associazioni di Nativi dei popoli del Circolo Polare Artico hanno allertato l’opinione pubblica mondiale sulla riduzione delle nascite a causa dell’inquinamento. L’alimentazione di questi popoli dipende dalla pesca e dalla caccia in quelle zone, quindi…
Molti studi sono in corso per conoscere lo stato di salute degli orsi polari, le loro abitudini, i loro spostamenti, gli accoppiamenti, le nascite e la soppravivenza dei piccoli.
Il Canada, ancora una volta al centro delle polemiche per il rifiuto di mettere un termine al massacro delle piccole foche, si è visto costretto quest’anno a sospendere i permessi di caccia a causa della moria dei cuccioli. La causa? Si sta ancora studiando, ma sembra che il riscaldamento globale ne sia la ragione principale. Le lastre di ghiaccio sono troppo sottili, i piccoli scivolano troppo presto in acqua e sono facile bottino dei loro predatori naturali.
Il mondo continua a chiudersi gli occhi, le orecchie e la bocca. La non curanza e l’indifferenza fanno accelerare il processo di estinzione. Vogliamo poter vedere gli orsi polari solo nei musei? E' quello che vedranno i nostri figli domani: orsi polari imbalsamati...
Svegliamoci! Impariamo dai musei, certamente, ma per salvare la vita!
Spizberg museo Ny-Alesund
Non è più bello poter osservare questa famiglia di orsi polari liberi nello Spitzberg? Lì la caccia è proibita, ma il riscaldamento climatico costringe questi stupendi animali a cercare disperatamente da mangiare. Con la mancanza di ghiaccio, scompaiono le foche. Gli orsi polari non riescono a sopravvivere nutrendosi solo con uova di uccelli! Alcuni muiono di fame, altri affogano perchè il ghiaccio non c'è e devono nuotare senza poter fermarsi tra un isolotto di ghiaccio e l'altro.
Tutto è equilibrio nella natura, è importante salvaguardarlo.