Il Napoletano è ricco di espressioni che, da sole, indicano un concetto ben più complesso. Talvolta questi modi di dire sono riconducibili ad eventi storici, oppure a parole travisate, ma alcune volte sono termini così astratti e particolari da rendere impossibile risalire alle origini.
“Aumm aumm” è una di queste particolari espressioni, anzi, più che un’espressione e un modo di dire è solo un suono. Due parole così semplici ed elementari che sono così radicate nel nostro modo di parlare da spingere Renzo Arbore a intitolare così una delle sue canzoni più famose. Sicuramente appartiene alla categoria delle anafore della lingua napoletana: quelle parole che vanno ripetute due volte per avere un significato. Da solo, il termine “Aumm” non vuol dire niente o, comunque, non si usa mai, così come per le altre anafore come “luongo luongo” (disteso) o “pilo pilo” (con accortezza).
Venendo al significato, un qualcosa fatto “aumm aumm” è sicuramente qualcosa di losco, clandestino, che deve rimanere un segreto. Proprio questo può farci intuire qualcosa: “aumm aumm” potrebbe essere una parola onomatopeica che indica la chiusura della bocca. Potrebbe rappresentare il ben più complesso “bisogna tenere la bocca chiusa” o “acqua in bocca”. L’espressione, in tempi moderni, ha assunto anche il significato di qualcosa fatta da conoscenti a danno di un terzo, o semplicemente delle istituzioni. Altre persone ancora intendono con “aumm aumm” un’azione, non per forza negativa o criminale, ma fatta velocemente, in poco tempo. In tutti questi casi le parole vengono accompagnate da una gesticolazione adeguata: la mano si muove al suono delle due parole ruotando, col palmo abbassato e le dita mobili, chiaro segno di dover mantenere un basso profilo.