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Auschwitz solo andata! – Intervista a Domenico Scali-

Creato il 28 luglio 2012 da Af68 @AntonioFalcone1

Auschwitz solo andata! – Intervista a Domenico Scali-Martedì 24 luglio, presso l’ex Convento dei Minimi di Roccella Jonica (RC), nell’ambito de I caffè artistico-letterari 2012, organizzati dal Circolo di lettura dell’ A.R.A.S. e dal Comune della cittadina, è stato presentato il libro fotografico di poesie ed emozioni, Auschwitz solo andata! Viaggio di emozioni all’inferno! di Domenico Scali, capitolo conclusivo di un particolare percorso che ha avuto come filo d’Arianna il tristemente noto campo di concentramento, con le precedenti tappe rappresentate da un reportage fotografico e da un documentario.

Auschwitz solo andata! – Intervista a Domenico Scali-

Domenico Scali

Le ragioni di Nora

Domenico, nel leggere il tuo libro, mi ha particolarmente colpito la tua immedesimazione, che riesci a far divenire nostra, nella angosciante realtà di Auschwitz: esprimi una visione, nelle foto come nelle poesie, dolorosamente personale, come se avessi vissuto quegli orrori sulla tua pelle (“Ricordati di noi che siamo stati bambini i cui sogni sono stati rubati e vivono lontano”, recita un verso di Olocausto). Ricordando ciò che diceva Platone, “la poesia si avvicina alle verità essenziali più della storia”, ti chiedo di raccontarci questa tua esperienza, di come l’emozione, ma credo anche la rabbia, lo sgomento, l’angoscia, si siano tramutate in versi, così particolarmente immediati e spontanei.

Auschwitz solo andata! – Intervista a Domenico Scali-
“Ti posso sicuramente dire questo: studiare la tematica della Shoah mi ha condotto in una dimensione temporale che a volte mi ha fatto rivivere, con le dovute eccezioni, i momenti terribili affrontati dai deportati, oltre settant’anni fa.
Alla lettura ed alla visione dei documenti attinenti lo sterminio perpetrato dai nazisti, il mio animo si rattrista e spesso le lacrime rappresentano la liberazione da questo stato di trance che mi colpisce: ogni volta l’emozione e, come tu hai ben detto, l’angoscia, penetrano dentro di me come una lama tagliente, perché il pensiero dell’immane dolore delle madri separate dei figli, o mentre li stringono al petto poco prima d’incamminarsi per le camere a gas, suscitano sensazioni che non possono lasciare indifferenti, una ricerca d’immedesimazione in quegli stati d’animo che ho cercato di mettere per iscritto, come lampi di ricordi.
Molte volte, poi, cerco di dare voce a personaggi sconosciuti ai più, dandogli quella dignità e quell’onore di cui sono stati privati, provando a rinvenire nella lettura di testimonianze e biografie un perché di quanto successo: non c’è crimine nella lunga storia dell’umanità che ci abbia turbato come questo e che continui, ostinatamente, a negarsi ad ogni tentativo di spiegazione: come mai tutto ciò sia potuto accadere resta, in ampia misura, una domanda senza risposta. Credo sia importante lasciare un segno, tangibile, cercare di sensibilizzare l’animo nobile di chi vorrà accostarsi alla suddetta lettura, affinché quello che è stato possa rimanere nella nostra vita, pur appartenendo ad un’altra generazione e poi, concludo, l’onore maggiore che possa essere reso a queste “non persone” credo consista proprio nel ricordarle, considerando come, oltre alla vita, abbiano perso o, meglio, siano stati privati, di uno degli elementi primari dell’essere umano, la dignità” .

Cicerone diceva “La storia è maestra di vita”, ma la mia impressione è che noi uomini non abbiamo alcuna voglia d’apprendere: lo Olocausto rientra certo tra i casi più estremi di genocidio fra i tanti perpetrati dalla mente umana, nell’idea di sterminare un intero popolo, sino all’ultima persona e senza eccezione alcuna, ma oggi, tra facili negazionismi ed opportuni revisionismi, con l’avallo di calcolati oblii, a cui aggiungerei la tentazione di sentirsi più uguali degli altri nel contrastare il “diverso”, quanto può essere importante ed utile il ricordo e la sua sollecitazione anche a livello istituzionale (la scuola, per esempio)?

Auschwitz solo andata! – Intervista a Domenico Scali-
“La testimonianza, il ricordo, sono vitali per educare le nuove generazioni ed una delle istituzioni che può rendere questo lavoro al meglio è, certamente, la scuola: alcuni istituti vi riescono in modo egregio ma, mi duole dirlo, tanti altri concentrano la loro attenzione solo man mano che si avvicina la “Giornata della Memoria”, mentre io ritengo che bisognerebbe programmare un percorso didattico, letterario e multimediale, ed essere più incisivi con i ragazzi, in modo da far loro capire che episodi come quelli passati possono sempre essere in agguato.
Altro ruolo importante al riguardo devono rivestirlo le istituzioni politiche, considerando che la Shoah ha avuto le sue vittime anche nel nostro tessuto sociale: non possono certo esimersi ed essere sorde a tali tematiche, anzi, dovrebbero incentivare al riguardo diffusione e conoscenza, tramite convegni, proiezioni, un archivio multimediale, l’impiego dell’arte: non si può ridurre tutto (anche se è già qualcosa) alla celebrazione della già citata “Giornata della Memoria”, bensì programmare un cammino per le generazioni future, sensibilizzandole”.

Nella tradizione e cultura ebraica, lo vediamo nella sequenza finale del film Schindler’s List, di Steven Spielberg, quando un ebreo fa visita ad un defunto deposita sulla sua tomba una pietra a segno del suo passaggio, rappresentando legame e memoria: in qualità di essere umano, al di là del credo professato, ti va di considerare questo tuo libro, le profonde riflessioni e sensazioni che vi scaturiscono, come una simbolica pietra per i milioni di ebrei vittime dell’Olocausto?

“Mi piace, e mi onora, questo tuo accostamento del mio lavoro alla pietra depositata su di una tomba secondo la cultura e tradizione ebraica.
Sì, devo dire che questo libro, con il mio contributo e quello di tutti coloro che hanno collaborato alla sua stesura, può rappresentare simbolicamente una pietra posta sul sepolcro della Shoah, a memoria di tutti quelli che sono stati strappati dai loro affetti e condotti al martirio. Ci tengo inoltre a sottolineare come tutto il progetto di questo mio viaggio verso l’inferno della bestialità umana sia interamente dedicato agli oltre 230.000 bambini che in quel campo di concentramento si sono visti rubare i loro sogni”.


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