Le simulazioni dominano il mondo. Per fini più o meno nobili, o con maggiore o minore utilità.
Auti-Sim è un gioco che si ripromette di simulare l’esperienza sensoriale di chi soffre di autismo, e quindi cercare, nei limiti del possibile, di far comprendere come questa sindrome possa condurre all’isolamento.
La scena mostrata nel versione demo del “gioco”, vede il piccolo protagonista in un parco giochi in cui si muovono vari altri bambini allegri e vocianti. Non appena il bambino si avvicina agli altri, la vista si fa sfocata e i suoni diventano distorti, rochi, echeggianti. Non appena si allontana, tutto ritorna progressivamente alla normalità.
Il “sovraccarico sensoriale” così simulato diventa l’esperienza centrale di Auti-Sim che, secondo quanto dichiara uno degli sviluppatori, Taylan Kay, è stato ispirato da un documentario che simulava l’esperienza di permanenza di una persona autistica in un supermercato affollato.
Auti-Sim, com’era prevedibile, è andato incontro a numerose critiche, oltre che ad apprezzamenti da parte di estimatori degli indie games. Certo è che un’esperienza di questo genere non è facile da simulare attraverso quella che è e al momento rimane una “rappresentazione”, un simulacro, in questo caso per di più realizzato con tempi risicati; infatti è stato messo a punto nel corso della Vancouver Hacking Health hackaton svoltasi tra il 22 e il 24 di febbraio.
In ogni caso, un tentativo di porre, e far porre, l’attenzione su un problema difficile da definire, sia dal punto di vista medico, che da quello sociale.
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