L’autismo è una patologia, piuttosto grave, che rientra nel quadro di quelli che vengono definiti Disturbi Generalizzati dello Sviluppo. Quando si presenta, il disturbo esordisce durante quella che viene definita prima infanzia, cioè quel periodo che comprende i primi tre anni di vita del bambino.
Colpisce un bambino ogni 110, quasi sempre di sesso maschile.
Il termine Autismo compare per la prima volta grazie allo studio di un’illustre psichiatra svizzero, Eugen Bleuler (1911), il quale lo descrive come sintomo di una malattia importante quale la schizofrenia.
Più tardi, esattamente nel 1943, un pedopsichiatra statunitense, Leo Kanner, descrive l’Autismo come disturbo a sé stante, caratterizzato da una specifica sintomatologia ma anche da un’eziologia non chiara: egli ritiene che i soggetti autistici non presentino danni di natura organica vera e propria ma spesso soffrano di altre patologie che possono compromettere la funzionalità del sistema nervoso centrale (epilessia, sindrome di Down, rosolia congenita ecc).
Oggi sappiamo che alla base del disturbo vi è un’alterazione del DNA e che nello stesso ceppo famigliare, le probabilità di avere un secondo figlio autistico risultano 20 volte maggiore rispetto alle famiglie di controllo.
Studi scientifici dimostrano che l’uso di alcune sostanze usate in gravidanza, quali l’acido valproico e di talidomide, favoriscono l’insorgenza di una predisposizione all’Autismo.
Mentre per quanto riguarda l’influenza di alcune vaccinazioni, essa non è finora stata dimostrata empiricamente.
Qualche anno fa, un’interessante ricerca è stata pubblicata sul “Journal of Autism and Developmental Disorders”, la quale attribuirebbe all’Autismo caratteristiche prettamente neurologiche.
La ricerca è stata condotta da Francesca Benassi del centro studi in neuroriabilitazione CNAPP e da Leonardo Emberti Gialloreti dell’Università di Roma, i quali partendo dal presupposto già convalidato, che non sono le aree cerebrali ad esser danneggiate quanto le loro connessioni, ritengono che d’ora in poi sarà possibile valutare di volta in volta gli effetti terapeutici sull’Autismo, esaminando le connessioni cerebrali, ciò è stato scoperto utilizzando una risonanza magnetica di ultima generazione ( dotata della tecnica dti).
Il Prof. Benassi ritiene che la causa dell’Autismo sia di natura multigenetica ovvero comporti il coinvolgimento di diversi geni. Egli infatti, parla di Autismi e non di Autismo. Ma la condizione comune, secondo il Professore, sarebbe la condizione di eccessivo sviluppo del cervello, il quale come accade in tutti noi cercherebbe di riassestarsi potando le connessioni in eccesso, ma nel caso dell’autismo ne taglierebbe troppe e importanti.
Questo, secondo Benassi, spiegherebbe le potenti capacità mnemoniche di alcuni soggetti dovute alla conservazione di alcuni residui neuronali.
Continua…