Attraverso la bifora gotica, il filosofo guardava la piazza gremita di bottegai, di donne, di vivaci garzoni. Lo stridio dei carriaggi, gli schiamazzi arrivavano lassù attutiti dalla distanza: la sua camera, che l'augusto ospite gli aveva messo a disposizione, era in una torre del palazzo reale, Quanto basta lontano e, al tempo stesso, non molto discosta dal mondo, la posizione di quella dimora rispecchiava la sua vicinanza all’umanità, ma pure il distacco dal mondo che il sapiente persegue.
Sprofondato nei suoi abissali pensieri, il tempo era trascorso ed ora il crepuscolo seminava le ombre intrecciate all’argentea capellatura della luna. Il saggio adesso vedeva, con l’occhio interiore, dispiegarsi in un solo punto, il passato, il presente ed il futuro: l’infanzia gli apparve in un panorama di falesie spruzzate dai flutti del mare color del vino, il presente era un solco nel silenzio e l’avvenire una fila di picche su cui sfavillavano briciole di astri. Le picche si tramutavano in fiamme che incendiavano il telo della notte. Gli parve che il buio palpitasse di fiocchi cinerei… Una ragnatela di suoni sommessi vibrava nel cuore della notte, mentre il saggio si abbandonava alla corrente misteriosa della vita.
APOCALISSI ALIENE: il libro