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Auto-intervista su "L'amico di Mussolini"

Da Gianbarly

Visto che nessuno pensa di farlo, mi intervisto da solo. Come Marzullo, mi faccio delle domande e mi do delle risposte. Siccome, però, bisogna rispettare un minimo di regole, ci sarà un me stesso che fungerà da intervistatore e si chiamerà, giustamente, Narciso.

Narciso: Come le è venuto in mente di scrivere questo romanzo?Gianni: devo dire che non è tutta colpa mia. Una storia nasce sempre per caso.. É un po' come quando si cammina sulla sabbia, guardandosi distrattamente intorno senza pensare a nulla in particolare. A un certo punto qualcosa attira la nostra attenzione. In quel momento non sappiamo di cosa si tratti, potrebbe essere una statuetta etrusca oppure una lattina di birra. Potremmo ignorarla, ma il più delle volte ci avviciniamo e cominciamo a togliere la sabbia. Quasi sempre é proprio una volgare lattina, ma di tanto in tanto capita di trovare qualcosa di interessante, che vale la pena di approfondire. Anche questa volta é successo così.
Narciso:  e come si passa dalla prima idea alla decisione di farne un vero e proprio romanzo?Gianni: ahimè non é una cosa che si possa decidere. Succede e basta. In questo caso, per esempio, avevo capito immediatamente che il progetto sarebbe stato molto ambizioso e difficile, avrebbe richiesto un mare di tempo e comportato rischi notevolissimi. Un romanzo storico non é cosa che si possa fare nei ritagli di tempo. E io di tempo per scrivere ne ho veramente poco. Ma la questione ha preteso il suo spazio nella mia mente e non c'é stato niente da fare. Mi sono ritrovato a fare le prime verifiche, per vedere se la storia poteva stare in piedi ...
Narciso: e...?Gianni: e, cavolo, tutto si incastrava alla perfezione. Avevo pensato d'istinto di ambientarla nel 1935, così, senza aver cercato riscontri. Ebbene, tutti gli elementi di cui avevo bisogno si materializzavano a uno a uno esattamente come mi servivano. La storia era lì, pronta per essere scritta.
Narciso: quindi ha un piano preciso di lavorazione.Gianni: assolutamente no. Un conto é lo schema di massima, dove ci sono gli elementi di fondo, un altro é lo sviluppo dell'azione, i caratteri e i personaggi. Quelli hanno vita propria. Si parte con un'idea e, strada facendo, la questione prende una direzione diversa. Le faccio un esempio: per dare spessore al personaggio principale, che é un ingegnere ferroviario, mi sono documentato sulle ferrovie dell'epoca; ho così scoperto che la Direttissima fra Bologna e Firenze era stata appena inaugurata. Ma la cosa straordinaria è quando ho scoperto che esiste una stazione, sì una vera e propria stazione all'interno della galleria dell'Appennino. Quasi a metà dei 18.500 metri della galleria c'è la Stazione detta delle Precedenze, con tanto di binari di servizio. Una scoperta troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Così, il romanzo appena iniziato prenderà una piega inaspettata e la Stazione di Precedenze avrà un ruolo di primo piano.
Narciso: ci incuriosisce. Ci può dire di più?Gianni: Eh no! Un po’ di pazienza, perbacco!

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