Magazine Architettura e Design
11 Settembre 2015
Esistono giorni nei quali si avverte il desiderio di volersi perdere. C'è chi dice che perdendosi si possano trovare nuove strade, non so se sia davvero così, ma sicuramente ti arricchisci di nuovi punti di vista e in qualche modo cambi un po' dentro.
Oggi era proprio uno di quei giorni, sarà per la data non molto felice, si avvertiva nell'aria una certa malinconia.
Non aveva la più pallida idea di cosa fare nei miei dieci minuti di oggi, vagavo nel pieno centro di Bari in cerca di un'idea con la musica nelle orecchie: ascoltavo Jun Miyake. Mi sono fermata su una panchina nei pressi del Teatro Petruzzelli ancora senza un'idea precisa in testa.
Guardavo le persone.
Automobilisti che suonavano il clacson freneticamente, cani al guinzaglio, ragazzi in bicicletta, anziani in bicicletta e un susseguirsi continuo e quasi scandito ritmicamente di autobus.
Autobus!
Un lampo di genio!
Decido di prendere un autobus che non avevo mai preso prima e di starci per la durata di 10 minuti. L'abbonamento per i mezzi di trasporto è in borsa, la musica è nelle orecchie ok andiamo!
Mi dirigo alla fermata più vicina e vedo che sta per arrivare un autobus, senza guardare che numero è salgo e faccio partire il timer.
10:00
Mi siedo e faccio partire la canzone Here and after di Jun Miyake.
... a moment broken,
softly spoken, magic
so here we are
Guardo dal finestrino e vedo il mare, che bella Bari: basta fare due passi e ti trovi in riva al mare.
La canzone finisce e ne inizia subito un'altra sempre di Jun Miyake, Le Voyageur Solitaire
Oui je sais qu'ici tout est très, très, très beau...
00:59
Il mio breve viaggio sta per arrivare al termine, mi alzo e prenoto la fermata, il caso vuole che scenda davanti al faro di San Cataldo.
Rimango un po' lì ancora con Jun Miyake, il mare e il faro che guida le navi e sfida la nebbia.