Immaginate di essere un bel giovane spagnolo con un talento per la recitazione. Improvvisamente un regista piuttosto famoso vi scopre e vi fa fare il vostro primo film: da lì in poi arriva l’ascesa. Si vola in America a lavorare con importanti registi e grosse produzioni. Riuscite anche a trovare una bella donna e diventate il terzo marito di un’attrice di Hollywood, all’epoca molto richiesta. Siete all’apice del successo, anche se i vostri film non siano dei veri e propri capolavori, ma ad un tratto arriva il tracollo. Il look spagnoleggiante che negli anni ’90 tirava un sacco, tutto d’un tratto diventa una moda passeggera e insieme a Ricky Martin finite nel dimenticatoio. La gente per le strade si chiede che fine abbiate fatto, fin quando non riapparite in televisione, accanto a una gallina robotica, mentre mangiate le macine del Mulino Bianco e riempite i cornetti di cioccolata. Siete passati dall’interpretare il fascinoso vampiro Armand, a un pazzo che vive in un mulino e parla con un pollo finto di nome Rosita. Immaginate questa situazione ora e ditemi: non accettereste qualsiasi copione vi passi sotto mano pur di far rivedere il vostro volto sul grande schermo?
Questo è quello che è successo ad Antonio Banderas, dalle stelle alle stalle, senza bisogno di alcuna metafora. Che si è ritrovato sotto mano il copione di Automata, diretto dallo sconosciuto Gabe Ibáñez, e non ha potuto far altro che dire “sì” per tornare alla ribalta.
Automata si apre con uno di quei tediosi prologhi scritti, nel quale veniamo informati che un virus (uno a caso) ha quasi sterminato la razza umana, che passa dall’essere in 6miliardi a circa 21 milioni di unità. Ci dicono anche che la desertificazione della Terra è avanzata e l’umanità ha costruito i robot Pilgrim 7000 per porvi rimedio…inutilmente. L’umanità vive in grosse in città dove il clima è controllato artificialmente e le piogge sono acide, ma si serve ancora dei Pilgrim per usarli come manovalanza. I robot rispondono a due leggi per tutelare gli esseri umani (copiare del tutto Asimov e inserire una terza legge era evidentemente troppo gravoso per gli sceneggiatori): la prima è appunto di tutelare la vita umana con ogni mezzo, mentre la seconda impedisce ai robot di autoripararsi. Sebbene la seconda legge possa essere interpretata come una sorta di “garanzia” per la casa produttrice, in realtà serve a impedire che i robot si evolvano mentalmente. Comunque…un poliziotto un giorno becca un robot che si autoripara e gli spara in testa, a investigare sul caso viene chiamato l’agente assicurativo Jacq Vaucan (Banderas) che mentre cerca di capire come la cosa sia possibile, scopre tutto un mondo sotterraneo di robe strane, tra cui robot che si autoripararano e viaggiano in aperto deserto radioattivo per raggiungere una non precisata meta finale.
Il finale del film è piatto tanto quanto il resto della pellicola, se non fosse per quell’orrendo essere robotico creato dai Pilgrim. Che cazzo dovrebbe essere quell’obbrobrio? L’evoluzione successiva del genere robotico? Bella mossa! Sembra di più un barbapapà metalicco, ma se credete che quella cosa sia funzionale, allora buon per voi.
P.S.
Intanto nell’internet la gente si diverte a modificare la pagina wikipedia di Antonio Banderas…