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Automatismo Meccanico – Cap.8 – di Daniela Barisone e Marika Davoli

Creato il 22 luglio 2011 da Queenseptienna @queenseptienna

Superando una notevole dose di timidezza, il robot si permise di passare le braccia intorno alle spalle del conte, lasciando che quelle dita umane si insinuassero sotto la sua camicia e sfiorassero il lattice che formava il suo involucro. Nascose la testa nel collo di Lord Pritch, avvertendo le proprie lacrime artificiali pungergli gli occhi: non essere umano e non essere capace di amare, come invece loro erano in grado di fare, lo addolorava profondamente.- Stai bene? – chiese Michael, baciandogli la bocca rosea ed umida, e Billie non poté far altro che annuire e lasciarsi guidare come un cucciolo inesperto, anche se avrebbe voluto gridare di non sentirsi affatto tale, ma di essere un adulto, al pari dell’uomo che aveva dinnanzi.
Una volta entrati nella ricca stanza padronale, si lasciarono cadere sul letto, con il biondo che assaltava con passione il servitore e questi che si arrendeva con voluttà al tocco lascivo delle sue mani e della sua bocca.
Dopo fu solo un fruscio di vestiti ed un crescendo di gemiti lussuriosi, mentre Michael si muoveva sinuoso su Billie, esplorando il suo corpo robotico con la punta delle dita e mostrandogli cose che non avrebbe mai neppure immaginato. I baci che gli posava sul collo, dietro le orecchie e sul petto lo stavano eccitando a dismisura, facendo impazzire ogni suo singolo sensore e rendendo momentaneamente sovraccarico il suo centro di controllo, per le troppe, insolite informazioni che vi arrivavano. Il conte lo saturò con la propria essenza, facendo esplodere in lui un piacere devastante, sotto forma di una scarica elettrica bianca come la neve, che lo attraversò dalla testa ai piedi, sconvolgendogli ogni processo logico e sballando tutti file del suo cervello positronico.
Billie si sentì esposto, maneggiato, vulnerabile, privo di forze e come avvolto in una nebbia ovattata, che attutiva le sue percezioni. Si era dato con tutto sé stesso, lasciandosi guidare dalle mani e dalle parole sensuali del proprio padrone.
Al contrario, Michael aveva vissuto quell’amplesso in modo intenso e pressoché delirante, registrando ogni cambio di espressione, ogni attimo di stupore sul volto di Billie e mettendo, in ogni gesto, tutto il trasporto di cui era capace.
- Padrone… – Il sospiro dell’automa, che si sentiva quasi galleggiare nello spazio, era simile ad una preghiera. Mai, mai nella propria esistenza aveva provato un’emozione del genere… Lord Pritch lo aveva trascinato fino a vette inesplorate, facendogli provare sensazioni nuove ed impensabili, per uno come lui.
Micheal, dal canto suo, era completamente su un altro pianeta… il piacere che aveva percepito, sentendosi stretto nel corpo dell’androide, lo aveva sconquassato e per un attimo si era ritrovato a desiderare che Billie fosse davvero un essere umano, pur sapendo bene come questo fosse impossibile.
- Prova a dormire, Billie. – Lo invitò, accarezzandogli il ventre piatto e baciandogli una guancia morbida come una pesca.
- Mi dispiace, ma io non posso dormire. – pigolò il robot – Non sono programmato per farlo -
- Chiudi gli occhi e ripensa a quello che è accaduto. – Gli consigliò il conte sbadigliando, per poi sorridere all’espressione imbarazzata del proprio amante –Cosa succede? – gli chiese dolcemente.
Billie nascose il volto contro il suo petto, mugolando – E’ che se ci ripenso, signore…Beh… non credo proprio che alcune immagini mi disporrebbero a quello che voi umani chiamate sonno. -
Michael esplose in una risata divertita: no, in effetti anche lui non sarebbe riuscito a dormire, se avesse rivissuto nella propria mente ciò che era appena accaduto tra loro. – Vieni qui. – aggiunse a bassa voce ed appena l’automa obbedì, se lo strinse contro, appoggiandosi meglio ai cuscini, gli massaggiò la schiena per rilassarlo ed infine si addormentò. A Billie, che l’aveva osservato appisolarsi, non rimase altro che abbassare le palpebre ed attendere pazientemente, finché una sorta di torpore ipnotico non colse anche lui.


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