leggo sul suo blog la lettera indirizzata da parte di un operaio dell’acciaieria Arvedi di Cabvatigozzi-Spinadesco al Segretario della Federazione di Cremona del PD, Titta Magnoli.
Confesso di aver letto e riletto queste righe scritte da un operaio, probabilmente a nome di altri operai: ne sono rimasto colpito ed amareggiato.
Colpito perché anche in questo caso si cercano “nemici” esterni al cortile della fabbrica. Nemici anche questi da minacciare con il ricatto del non voto, coniando o copiando in uno stile in “simil-aziendale” la moda che da un po’ di anni fa da padrona nel territorio fra Cremona, Cavatigozzi, Spinadesco e Sesto ed Uniti, la moda del “chi urla più forte, la vince”. Con il risultato di cercare, nel solito stile da vecchia politica, i soliti “nemici esterni” per non guardare alla propria realtà.
Certamente il Segretario del PD Titta Magnoli non ha bisogno di avvocati difensori, né mi arrogo a farlo per conto suo ed a sua insaputa, visto che agli avvocati ci vive in mezzo da sempre con esempi e stili eticamente importanti ed illuminati.
Mi chiedo allora come fanno i nostri firmatari della lettera a dare la colpa oggi a quei politici che si distinguono nell’evidenziare una preoccupante caduta di stile da parte del principale gruppo industriale della provincia di Cremona: perché solo oggi si scagliano con veemenza contro Titta Magnoli, mentre ieri sono stati in silenzio quando, ad esempio dicendo sostanzialmente le stesse cose, è intervenuto l’On Luciano Pizzetti che, nelle varie fasi politiche, è stato ai vertici del PCI, del PdS, del PD, per restare nell’ambito dello stesso gruppo politico, senza per questo entrare nel dibattito interno a quel partito?
Mi chiedo ancora: è colpa di Titta Magnoli se file interminabili di coils d’acciaio si snodano da tempo sui piazzali della zincheria Arvedi? E’ forse colpa di Titta Magnoli la crisi economica mondiale? E’ colpa della politica se il prodotto rimane sui piazzali?
O è colpa della politica l’aver permesso di costruire una fabbrica insalubre di questo tipo in mezzo ai paesi vicina alle case abitate da tanta gente, anch’essi lavoratori…che ora si trovano case svalutate, sacrifici di una vita, case diventate invendibili o…svendibili in un ambiente fortemente degradato e pronto per essere risanato…se chi ha inquinato ha pensato anche a mettere da parte il gruzzoletto per il ripristino ambientale!
E’ colpa della politica l’aver guardato senza lungimiranza ad una politica industriale di corto respiro incapace di andare al di là delle strette volontà o interessi locali.
L’acciaieria Arvedi è lì, fra Cavatigozzi e Spinadesco, dal 1990: sono pochi, o sono tanti, 22 anni per sperare “che la nostra ditta trovi soluzioni fattibili per migliorare la vita alla Cava e a Spinadesco (perché non anche a Cremona, a Sesto ed Uniti, a Casanova del Morbasco, a Crotta d’Adda, ad Acquanegra Cremonese, a Monticelli d’Ongina, a Castelvetro Piacentino?)” come chiede l’operaio a nome dei suoi colleghi?
Credo proprio che Titta Magnoli, a quel tempo nel 1990, fosse da tutt’altra parte impegnato.
Forse è meglio che tutti pensiamo a “che fare” oggi per domani, per rispondere alle attese degli operai non solo dell’acciaieria e zincheria Arvedi, ma del mondo del lavoro per uscire da una crisi con politiche nuove, sostenibili economicamente ed ambientalmente, perché ci sia dialogo fra lavoratori e cittadini che vivono vicino a grandi complessi industriali.
Nel 2012 siamo stanchi di rivedere scene e film già visti a Casale Monferrato, a Marghera, al petrolchimico di Mantova, a Cremona Tamoil, nel Sulcis in Sardegna, a Taranto, alla Pirelli di Ponte Adda-Pizzighettone (1960-1970), a Brindisi, a Gela, ad Augusta, a Civitavecchia, a Scarlino. Tutto questo, non ha insegnato nulla ai politici, alle forze politiche, alle organizzazioni sindacali ed agli operai?
Come non ricordare allora quanto accaduto a Crema negli anni 1980-1990? Lì si è chiuso un grande polo industriale con la Olivetti e la Ferriera con migliaia di lavoratori occupati. Politici e organizzazioni sindacali, allora, hanno saputo governare quel momento difficile: a che serve demonizzare la politica, demonizzare il sindacato? Quello che serve oggi, oltre al lavoro, ricordandoci della incredibile ed ancora aperta vicenda degli esodati…è certamente più democrazia, più partecipazione, più dialogo, abbattendo muri inutili, steccati ed inutili corporativismi e campanilismi.
4 settembre 2012 Ezio Corradi cittadino di Cavatigozzi e del mondo
già lavoratore, già sindacalista
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