È di pochi giorni fa la “Bomba” lanciata da Ivan Lo Bello contro la Regione Sicilia. Il noto imprenditore sostiene che la sua regione sia sull’orlo del fallimento e che potrebbe rivelarsi come la nostra Grecia.
Sinceramente non ho dati certi per verificare se Lo Bello abbia ragione oppure se ce l’abbia il Presidente della Regione Raffaele Lombardo quando dice che il buco non è così grande, di una cosa però sono sicuro, la Regione Sicilia è una macchina da spesa inefficace, irrazionale e inefficiente. È l’esempio lampante di come si possa sprecare una conquista storica quale fu l’Autonomia costituzionalmente riconosciuta e allo stesso tempo una lezione su come non debba essere fatto il federalismo.
In Italia sull’onda della Lega Nord si è iniziato a discettare di federalismo a partire dai primi anni ’90, ma la totale incompetenza del centrosinistra Dalemian-Mariniano ha prodotto solo una riformicchia che ha solo peggiorato il precario equilibrio dello Stato. L’ignavia Berlusconiana e la fondamentale inconcludenza Bossiana hanno condotto tutto il dibattito su di un binario morto. Si è passati dal Federalismo alla Devolution fino al Federalismo Fiscale, ma nella pratica si è trattato solo di nebbia e nel frattempo le spese regionali sono esplose e le province sono state aumentate per distribuire poltrone.
Ora la crisi economica in cui siamo precipitati ci sta facendo vedere uno spiraglio di luce, forse finalmente si riuscirà a mettere ordine nello Stato (voglio essere ottimista per oggi). L’ultimo Decreto Legge varato dal governo comincia col tentare di ridurre il numero delle Province e nel porre alcuni paletti alle voragini regionali, speriamo entro ottobre si possa fare di più. Questi interventi, necessari e auspicabilmente non isolati, tuttavia non sono sufficienti. Vado contro corrente rispetto alla vulgata comune, secondo me sarebbe ora di ragionare seriamente di Federalismo con la F maiuscola!
In Italia c’è stato un cortocircuito fra la storica grande tradizione amministrativa comunale e la visione napoleonica dello stato centralista prefettizio, questo ha prodotto una struttura per cui alcune (poche) competenze importanti sono devolute alla periferia (sia essa comunale, provinciale o regionale) mentre il centro resta l’unico a poter riscuotere le tasse. Ciò ha prodotto un sistema per cui uno incassa ma tutti spendono, i governanti più vicini al territorio difendono l’orticello spandendo denaro pubblico e dando la colpa dei problemi ai livelli amministrativi superiori. È un sistema inefficiente, lo Stato copre i buchi di tutti gli enti locali molto spesso senza poter intervenire direttamente sulle loro spese e con la riforma federalista del 2001 la situazione è drammaticamente peggiorata. Abbiamo creato degli amministratori irresponsabili che sperperano denaro della collettività per fini politici e spesso anche privati senza controllo. Il sistema va ripensato.
L’esempio Siciliano ci dimostra in maniera chiara e inequivocabile cosa non dobbiamo fare; dare ulteriori poteri a Regioni senza poterne controllare le spese non risolve il problema.
Gli esempi delle Province autonome di Trento e di Bolzano ci dimostrano al contrario che talvolta invece si può fare.
È chiaramente necessaria una sintesi e credo che quello che la Cancelliera tedesca Angela Merkel sta proponendo per l’Europa possa essere un’ottima soluzione per l’Italia.
Mi spiego meglio, in sintesi la Cancelliera sta dicendo ai partner europei, siete liberi di fare politiche finanziarie autonome, compatibilmente con i trattati, finché ce la fate, ma sappiate che nel momento in cui chiederete soldi all’Unione Europea la vostra politica finanziaria la faranno la Commissione Europea e il Parlamento Europeo. Ora fare questo in Europa al momento appare difficile (non sono d’accordo nemmeno tutti i tedeschi, figuriamoci quelli che vogliono i soldi) però potrebbe essere un ottimo modello di sviluppo per l’Italia.
L’idea è semplice diamo alle regioni facoltà di amministrare quasi tutto in maniera esclusiva, diamogli gli strumenti finanziari per farlo (potere di imposizione fiscale e di riscossione), lasciamo allo Stato centrale poche competenze e un ruolo di coordinamento e controllo qualitativo dei servizi con la possibilità di finanziarli con un prelievo fiscale minimo. Avviciniamo insomma i centri di spesa ai cittadini di modo che possano controllarli da vicino, mettiamo in concorrenza le Regioni virtuose con quelle che non lo sono. Però stabiliamo subito che le regioni che si dimostrassero irresponsabili accumulando debiti enormi e chiedessero un aiuto allo Stato dovrebbero essere commissariate in toto dal Governo centrale per tutto il tempo necessario al risanamento forzoso.
Ovviamente sarebbe uno stravolgimento radicale del sistema, sarebbe una riforma da implementare a tappe e che richiederebbe probabilmente decenni per entrare a regime. È un mezzo delirio estivo pure questo, ma come ha detto ieri il Presidente del Consiglio Monti citando De Gasperi “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione.„
Sembrerà retorico ma quello che il nostro paese e la nostra classe politica dovrebbero fare è proprio di iniziare a pensare alla prossima generazione perché è l’unica cosa che quella attuale può fare in questo momento.