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Autopsie: Claudio Vergnani analizza La Chimica della Morte di Simon Beckett

Creato il 14 maggio 2011 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Autopsie: Claudio Vergnani analizza La Chimica della Morte di Simon Beckett
Ottavo numero di Autopsie, rubrica dedicata all'analisi di racconti e romanzi neri e horror. Questa volta il coroner del Posto Nero  è lo scrittore Claudio Vergnani, che si è occupato di sezionare La Chimica della Morte di Simon Beckett, commentando  i vari organi del racconto utilizzando max 66 parole per ogni stato.
Stato del cervello: la tramaUna rovente estate inglese. Il ritrovamento tra bosco e palude del corpo decomposto di una giovane scrittrice di Londra trasferitasi a Manham, un paesino di campagna. Nelle indagini verrà coinvolto il pur riluttante David Hunter, anche lui londinese ma in realtà ex antropologo forense di fama, da qualche tempo semplice aiuto del vecchio e paralizzato medico condotto del paese. Suo malgrado, Hunter sarà costretto a rimettere i panni abbandonati dell’antropologo e a immergersi completamente nelle indagini.
Stato del cuore: il pathos, l’atmosferaL’atmosfera c’è, è palpabile ed efficace, ma più per le capacità stilistiche dell’autore – che scrive senza enfasi o forzature persino i passaggi più crudi (vedi il prologo in cui due ragazzini ritrovano il cadavere devastato dalle larve e dalla decomposizione) – che per l’intreccio in sé. Nonostante il protagonista continui periodicamente a rassicurare il lettore sulla sua apertura ai “campagnoli”, in realtà ci troviamo di fronte alla solita contrapposizione grande città versus paesino di campagna, uomo di cultura versus villici ignoranti. Ma la ricostruzione del paesino di Manham, delle cupe paludi, dei boschi e della pericolosità degli stessi, e soprattutto del difforme e dell’allucinato che serpeggia in agguato appena oltre la sonnolenza delle abitudini del luogo, tutto ciò si mantiene su ottimi livelli.
Stato dello stomaco: il sangue, il contenuto splatterQui l’autore da il meglio di sé con lunghe descrizioni dello stato dei cadaveri ritrovati e relative deduzioni sulla causa della morte, il momento del decesso e ogni altro tipo di speculazioni. Quando parla con i personaggi accessori del romanzo in realtà parla direttamente al lettore, calandosi (perdendosi?) in lunghe disquisizioni sullo stato delle larve, il rigor mortis, il disseccamento del cadavere, il potere d’assorbimento del sangue dei diversi terreni, ecc … regalandogli qualche genuino brivido.
Autopsie: Claudio Vergnani analizza La Chimica della Morte di Simon Beckett
Stato dei polmoni: i personaggiIl protagonista è solo e soltanto David Hunter e il suo passato, che ci viene spiegato poco alla volta, nonostante il lettore lo intuisca già nelle prime pagine. Gli altri personaggi – compreso la donna di cui si innamorerà (anche lei, guarda caso, con un passato tragico alle spalle e lei forestiera) – sono quasi sempre accessori e, a volte, fastidiosi. Alcuni – come il prete integralista, – francamente caricaturali. Ma anche qui, lo stile regge, e nonostante certe semplificazioni irritino, il romanzo tiene e ci prende. Come a dire che il luogo comune, se ben architettato, spesso funziona meglio dell’originalità a tutti i costi.
Stato del fegato: il soprannaturaleNonostante il giallo segua binari fin troppo classici, il fervore religioso che diventa minaccia spirituale, il rituale macabro degli omicidi, le trappole grottesche disseminate proprio dove gli investigatori vorrebbero indagare, il senso di minaccia totale, i possibili moventi che si fanno di pagina in pagina più incomprensibili, l’atmosfera da Castigo di Dio su un paesino inerme, tutto ciò crea insomma nel lettore suggestioni e aspettative inquietanti che vanno ben al di là del semplice conflitto investigatore – assassino.
Causa della morte: sintesiRomanzo atipico dove al lettore smaliziato l’identità dell’assassino apparirà evidente fin dalle prime pagine, è sufficiente scartare tutti i personaggi che l’autore carica di indizi ignorando nel contempo l’ingenuo tentativo di pilotarci verso la figura apparentemente più al di sopra di ogni sospetto di tutte – come in effetti poi si confermerà. Però la figura di David Hunter in qualche modo tiene, le sue riflessioni ammantate di buon senso che tutto sono tranne che sensate (verso la fine andrà a cacciarsi praticamente da solo in una trappola mortale, come in un horror movie di serie Z) ci ipnotizzano, la sua indignazione nei confronti del prete invasato è anche la nostra, la sua storia d’amore e morte ammantata di prevedibili sensi di colpa ci commuove e intriga, le sue semplificazioni involontarie e inconsce nell’escludere i villici idioti nel novero degli indiziati affascinano. E soprattutto, come già detto, il ritmo e la prosa sono solidi, piacevoli, catartici
Profilo dell'ospite: Claudio Vergnani, modenese, ha pubblicato Il 18° Vampiro e Il 36° Giusto con Gargoyle Books – cui farà seguito in settembre, per la medesima casa editrice, L’Ora più buia, a conclusione della trilogia.
Autopsie: Claudio Vergnani analizza La Chimica della Morte di Simon Beckett
Il Libro: Il 18° Vampiro (Gargoyle Books): ...sbarco il lunario uccidendo vampiri. Non e' un compito difficile, ed e' sempre meglio che lavorare. Io e i miei compagni li distruggiamo durante il giorno, mentre dormono il loro sonno di morte, nascosti nei loro miserabili covi. Non possono reagire. Un paio di colpi di mazzuolo ed e' fatta. Forse non e' il mestiere piu' bello del mondo, ma e' facile e socialmente utile. Non occorre coraggio o particolare determinazione. Non serve essere animati dal sacro fuoco della giustizia. Serve solo un po' di pratica e tanta disperazione. Per certi versi e' come dedicarsi alla disinfestazione di topi o insetti. Fai quello che devi fare, sopportando il disgusto, e poi te ne torni a casa. Sempre che non si finisca per esagerare, per passare la misura. Il problema e' che non sapevo che esistesse un confine. L'ho saputo solo dopo averlo oltrepassato. E a quel punto, tornare indietro non era piu' possibile...'

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