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Autopsie: Sergio Gilles Lacavalla analizza La Felicità dei Cani di Adamo Dagradi
Creato il 27 agosto 2011 da Alessandro Manzetti @amanzettiNumero #20 per la rubrica Autopsie, questa volta è Sergio Gilles Lacavalla a indossare i panni del Coroner del Posto Nero, per affondare le lame tra le pagine della Felicità dei Cani di Adamo Dagradi:
Stato del cervello (la trama)
Tre giorni alla fine dell’anno portano il vento freddo della morte nel XX distretto di polizia di un’imprecisata città marittima di frontiera. Un caso di omicidio ne travolge le anime inquiete. Un serial killer o una trama più grande dietro la morte di tre giovani donne trovate nel cimitero cittadino? Satanismo, necrofilia, corruzione o interessi economici? Ogni strada è vera. Ogni pista falsa. Fino alla rivelazione.
Stato del cuore (l'atmosfera, il pathos)
Plumbea e umida, fredda e spietata, inquinata e pesante, ma anche piena di pietà e ricerca di una qualche bellezza, è l’aria che soffia nelle pagine di questo romanzo dal pathos sempre presente e all’erta. Avvertiamo i respiri e gli odori dei suoi personaggi, in un clima teso e dolente, avvincente e sfinito – che ti cattura e non ti lascia neanche dopo la fine.
Stato dello stomaco (il sangue, il contenuto splatter)
Sangue. C’è nelle scene d’azione: inseguimenti e sparatorie, lame affilate, proiettili che portano via lembi di carne e volti. Sangue necessario per far capire il dolore delle ferite. Che lacerano e spappolano ancor più le anime dei corpi. C’è l’odore del sangue che scorre ora lento ora frenetico, grondando in un sussulto d’adrenalina.
Stato dei polmoni (i personaggi)
Umani. Fragili e combattuti. Colpevoli e mai del tutto innocenti. Adamo Dagradi è capace di entrare in ognuno di loro facendoti sentire le pulsazioni di cuori disillusi e il rumore delle smorfie di dolore e di pensieri e ricordi ancora più dolorosi. Bei personaggi, come la poliziotta Jelena, si muovono in corpi sfiancati da una vita insopportabile. Eppure trovano il fiato per un’altra corsa.
Stato del fegato (il soprannaturale)
Non c’è soprannaturale in questa storia corrotta dalla realtà. Perché la realtà è peggiore del più nero maleficio… o forse sì, qualcosa di soprannaturale c’è: la capacità che hanno i cani di provare, nonostante tutto, amore per quest’umanità dolente e imperfetta – consapevoli che ancora qualcuno è capace di specchiarsi nella loro “felicità” e sognare – come i gatti che sognano “gatte sexy che si leccano le zampe”.
Causa della morte (sintesi)
Un bellissimo noir esistenzialista e sociale, col realismo della cronaca e la poesia del romanzo lirico. Dalla costruzione precisa e pulita e l’intreccio molto suggestivo, con il suo alternarsi di azione e momenti di triste vita quotidiana. La Felicità dei Cani è un’indagine su atroci crimini e su esistenze imprigionate in una vita ancor più criminale.
Profilo dell'Ospite
Sergio Gilles Lacavalla. Giornalista, scrittore, drammaturgo e regista. Vive e lavora a Roma, dove dirige, scrive e interpreta drammi per il teatro e l’apocalyptic murder dance (il suo ultimo dramma è +De Par Le Roi du Ciel+). Pubblica articoli su vari giornali (tra i quali Classix, Ritual e Crimini – dopo aver lavorato per varie testate periodiche e quotidiane), occupandosi di rock, cinema, letteratura, cultura, delitti e pene. Insegna discipline da combattimento. L’incontro tra la spada e la penna. Ha pubblicato Rockcriminal Murder Ballads. Storie di Rock Balordo e Maledetto (Coniglio Editore)
Il Libro
Rockriminal. Murder Ballads. Storie di Rock Balordo e Maledetto (Coniglio Editore)
«Le pagine di “Rockriminal” si bruciano. La lettura è veloce come quella di un noir che ti ha preso fin dalla prima pagina […] La storia collettiva che emerge da questo libro è sconvolgente. Una sequela di drammi umani raccontati senza troppi fronzoli, in cui la droga scava voragini in esistenze già precarie come un trapano nelle mani di un serial killer» (dalla prefazione di Massimo Carlotto). È il crimine, il crudele centro delle vite dei personaggi di “Rockriminal Murder Ballas Storie di Rock Balordo e Maledetto”. Un libro di storie (tutte vere, verissime) dove un malessere profondo, straziante, incontrollato e terribile guida le azioni di rockstar maledette e condannate in partenza. Quando non c’è che la morte come unico fine di certe esistenze segnate – morte raggiunta, a volte toccata per poi sfuggirla. Ma nessuno ne esce fuori indenne. Così ecco una nerissima – come la copertina – parata di crimini e criminali del rock’n’roll. Le esistenze scellerate di uomini e donne – famosissimi, autentiche rockstar, oppure quasi sconosciuti e nell’ombra, peccatori, assassini, suicidi, paranoici o semplicemente esseri combattuti interiormente – si susseguono in questo che appare come “un diario di guerra”, una discesa agli inferi, tragedie greche e shakespeariane che scorrono veloci in oltre cinquecento fittissime pagine dove alla fine nessuno risulta innocente. Tutti colpevoli in questa “mostra delle atrocità” messa in scena per mostrare l’assurda crudeltà della vita e del rock’n’roll.
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