Magazine Diario personale

Autopubblicazione, ti vendo la mia anima e il mio sangue! *_*

Da Sambruno
Autopubblicazione, ti vendo la mia anima e il mio sangue! *_*
Nel novembre dello scorso anno ho scritto questo post: Autopubblicazione: un articolo di Joanna Penn da leggere.
Oggi, di diverso tra questo e l'altro, c'è il tag: Scribacchina (quasi) indipendente, prima. Scribacchina indipendente, adesso.
Mi ero lasciata uno spiraglio, perché pensavo che nell'editoria italiana ci fosse ancora chi avesse palle e fegato - pur tenendoli ben nascosti. Non è così. È arrivata quell'ultima goccia di troppo. Perciò sbatto la porta in faccia all'editoria nostrana.
Leggete bene: IO sbatto la porta. NON viceversa.
Per amore di cronaca - e per tappare la ciabatta a certa gente con un apparato muscolare linguale estremamente sviluppato, che va in giro per la rete scrivendo roba del tipo "se un romanzo è buono, l'editore lo pubblica", omettendo il come: con l'editoria ho avuto poco a che fare.
Il mio nome è Sam Bruno: "a tanto così" dall'essere quello vero, questo è lo pseudonimo con cui pubblicherò d'ora in poi. Ci firmerò anche i miei Paranormal Romance! XD
E queste sono state le mie esperienze:
  • Il racconto di Hiro, pubblicato X anni fa (non ricordo davvero, è passato almeno un decennio) sulla rivista Inchiostro
  • Sad but true, racconto pubblicato nell'antologia 365 racconti sulla fine del mondo, con lo pseudonimo Sanrei
  • Programma Prometeo, di prossima pubblicazione nel Secondo Speciale SF di Writers Magazine Italia, con lo pseudonimo Max Femke
Poca roba, come vedete. Non basta nemmeno per tirarci su un curriculum ^^
Contatti diretti con CE: nessuno.
Non ho mai proposto romanzi in giro, perché quello su cui avevo deciso di puntare (ma adesso col cavolo!) lo sto ancora scrivendo.
L'idea di gestirlo io in toto mi aggrada considerevolmente (cit.).
Il perché è presto detto: nonostante alcune eccezioni che ammiro e che sosterrò - ma che non mi tentano, dell'editoria italiana ormai penso solo tutto il male che si può e anche un'oncia in più.
L'autopubblicazione, invece, se pianificata con buon senso, è un'opportunità.
Leggete questo post - e non saltate i commenti! Si parla di tre autori che hanno raggiunto il successo senza avere una CE alle spalle.
Ora: non è che abbia deciso di schifare l'editoria tradizionale, ammaliata dalle cifre sulle vendite e sui guadagni di Konrath, della Hocking o di Locke. Tengo i piedi per terra: so bene che la probabilità di restare una perfetta sconosciuta tra migliaia di altri sconosciuti sconfina nella certezza.
Non è nemmeno questione di machismo al femminile: io contro la Kattiva editoria italiana. Dichiarare guerra a una carcassa in putrefazione è un'idea che non mi passa manco per l'anticamera del cervello.
Autopubblicazione, ti vendo la mia anima e il mio sangue! *_* Non sono così e nemmeno mi ci immagino °_° Così come non mi vedo a nuotare in una cassaforte colma d'oro, come Zio Paperone ^^
È questione di carattere. Certe storture non le tollero. Non sono disposta a scendere a compromessi, se il compromesso mi risulta inaccettabile.
Fabula, intreccio, sviluppo, stile: in quello che scrivo non c'è niente che sia a prova di critica o che non meriti d'essere demolito, discusso, rivoltato come un calzino. Modificato. Mi sta bene. MA alla sola condizione che il cambiamento sia necessario. Il problema è che quando si tratta di editoria italiana, la probabilità che un cambiamento "proposto" lo sia davvero è cosa rara.
Qualcuno dirà che pur di pubblicare con una CE varrebbe bene la pena di concedere all'editore quello che vuole (e su quello che l'editore italiano vuole stendiamo un velo pietoso).
Posso solo rispondere che l'importanza che voi e io diamo alla pubblicazione è diversa. Della pubblicazione con una CE non me ne frega abbastanza da fare determinate concessioni.
Sì, lo so che tutti - all'inizio - ingoiano rospi.
Ne ingoierò anche io (in aggiunta a quelli già mandati giù). Ma non sarà un editore a cacciarmeli in gola. L'iter che ho stabilito per me non passa per le CE.
Posso permettermelo, perché l'editore non è più indispensabile.
E questo in generale.
Andando sul personale, posso permettermelo perché la pubblicazione con una CE non è vitale, per me. Non è tutto, non è il mio obiettivo, non è il coronamento di un sogno, non è ciò per cui lotto.
Tutto quanto sopra, per me, è scrivere e pubblicare quello che voglio, come voglio, nella migliore forma possibile.
Adesso, evitiamo di fare i faciloni moralisti - indipendentemente dal fatto che la scelta sia pro autopubblicazione o pro editoria tradizionale; evitiamo giudizi tout-court che non hanno motivo né diritto d'essere e vediamo di rispettarci, okay? Altrimenti baruffiamo pure, ma tenete presente che ho una soglia di tolleranza bassissima all'inciviltà e all'arroganza: se mi fate spazientire, io vi nuclearizzo.
Autopubblicazione, ti vendo la mia anima e il mio sangue! *_* Però, in realtà, sono pucciosa. Giuro.
L'autopubblicazione mi garantisce libertà e pieno possesso della mia storia e dei miei personaggi. Che è quello che voglio più di ogni altra cosa.
E questo compensa gli svantaggi. Tra l'altro, dalla mancanza di editing al confezionamento di un prodotto professionale alla promozione... non ce n'è uno a cui non si possa rimediare. Ci sarà da sbattersi di più, ma è un prezzo piccolo piccolo da pagare. I professionisti a cui rivolgersi non mancano: con un po' di pazienza si può mettere in piedi una squadra tale da surclassare lo staff di una CE.
Tutto sta nell'avere chiaro quello che si vuole e andare avanti come un caterpillar per ottenerlo :)
Archiviata questa luuuuuuunga dichiarazione di intenti - ripeto che non si tratta di una dichiarazione di guerra all'editoria italiana... come si può dichiarare guerra a una roba morta e senz'anima? - passiamo brevemente ad altro.
Da diverso tempo, tutti i blogger che seguo scrivono della loro volontà di aprirsi al pubblico anglofono. C'è chi l'ha già fatto. C'è chi lo farà.
Anche a me piacerebbe, e mi precipiterei a imitarne l'esempio, se non esistesse il piccolo impedimento della lingua. È uno scoglio che avevo già cominciato a picconare. Adesso, però, è venuto il momento di tirare fuori l'artiglieria pesante.
Autopubblicazione, ti vendo la mia anima e il mio sangue! *_* Sto riempiendo la valigia per poter emigrare: storie da scrivere, inglese, prudenza, documentazione, lista di professionisti a cui rivolgermi, sollievo, una vagonata di sputi a certi editori italiani...
L'obiettivo è quello di piazzarmi sul mercato di lingua inglese, come prima scelta. Su quello di lingua italiana, forse. Questo significa... be', significa un mucchio di lavoro da svolgere nella real life (studiare l'inglese, studiare l'inglese, studiare l'inglese e qualche altra cosetta) e un mucchio di cose da fare nella virtual life (oddei, comincia già a pesarmi il culo -_-), tra cui anche mettere mano al blog e riorganizzarlo in modo da renderlo funzionale ai miei progetti. È il mio quartier generale, ed è un casino.
Quindi, piano piano, nei prossimi mesi ci saranno dei cambiamenti.

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