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Autorevolezza e overload informativo

Da Roberto Di Molfetta @robertodimo

Information overloadIn questi anni è acceso il dibattito, nell’ambito dei mass-media, sul fatto che le notizie siano diventate una commodity, cioé un bene indifferenziato, la cui domanda non cambia se cambiano coloro che lo forniscono. Si sarebbe entrati, nell’epoca dello sviluppo di massa del Web, in un’era dove le notizie sono date per scontate, non si guarda a chi le produce.
Gli italiani, come gli americani, si informerebbero senza tener conto del produttore delle notizie, del giornalista. Questo apre scenari apocalittici per quanto riguarda un bene immateriale che è legato alla notizia prodotta: l’autorevolezza.
Quando qualcuno scrive, l’autorevolezza è un bene che tutti vorrebbero trovare a monte, prima ancora che si inizi a leggere. Però quante persone danno concretamente peso nelle scelte di lettura a questa variabile ? Quanti scelgono in base alla fonte autorevole ?

Si potrebbe presumere che quando un utente Internet effettua una ricerca nel Web, trasferisca la scelta della fonte più autorevole da cui attingere informazioni non a chi produce lo scritto che leggerà, ma agli algoritmi di Google o di un altro motore di ricerca, che secondo decine di parametri matematici (e non) assegnano una rilevanza maggiore nelle ricerche, consegnando un collegamento ipertestuale ai click degli internauti secondo processi in massima parte puramente automatici.

Il fatto è che l’autorevolezza in sé stessa, la rilevanza per un settore in cui si produce informazione ed informazioni, il valore di un intervento difficilmente posso essere assegnati solamente da procedure standardizzate, pena clamorosi abbagli informativi.
Il problema centrale dell’epoca del Web 2.0 è che la mole di informazioni che ci sta travolgendo nella Rete delle reti è talmente vasta che diventa difficile non perdersi alla ricerca del filo di Arianna, del percorso conoscitivi che sia al contempo utile ed efficiente per conoscere la realtà esterna all’informazione da conoscere.

Il cittadino più consapevole vuole essere informato, possibilmente senza spendere un centesimo, e allo stesso tempo vuole imparzialità, onestà intellettuale, utilità delle informazioni, spessore critico da parte di chi propone interventi. Alla fine siamo sicuri che in Rete per avere tutto questo basti una ricerca con Google ? La discriminante tra un cittadino ben informato e uno disinformato possono essere gli algoritmi dei giganti dell’hi-tech, delle apps ?

Credo che il percorso formativo e di socializzazione dell’individuo giochi un peso notevole nel modo in cui questa persona sappia discernere tra un’informazione buona o scarsa, tra i valori e disvalori con cui un  prodotto editoriale, una fonte qualsiasi creano informazione e conoscenza.

Come la comunità degli scienziati è il miglior filtro per il lavoro del singolo scienziato, così l’autorevolezza dovrebbe essere cercata nell’accordo riconosciuto nella comunità di riferimento e nella comunità dei followers, di coloro che seguono, sulla bontà del lavoro di una persona o un gruppo che pubblicano notizie, informazioni, prodotti culturali, conoscenza.

Per non perdersi nel mare magnum delle informazioni, serve coscienza critica, conoscenza delle opinioni degli addetti e del pubblico, per sapere distinguere tra una pagina Web brava a scalare le posizioni Google e il blogger, il giornalista, lo scienziato, il comunicatore veramente capace e a conoscenza del proprio ramo dello scibile e del proprio tema scribendi.
In sostanza, per salvarci dal sovraccarico informativo, serve un cittadino più consapevole, non un motore di ricerca più potente. Altrimenti diverremo automi nel reperire informazioni, tante volte di scarsa qualità. Come oggi, già parzialmente, sta accadendo.
Come affermava Umberto Eco, nella sostanza delle sua dichiarazioni, Internet non è una biblioteca dell’umanità, ma un deposito grezzo di informazioni, tra cui è difficile distinguere tra scarsa e buona informazione, proprio per il carattere di ‘accumulazione’ delle informazioni della Rete. Ci salverà un utente 2.0, più consapevole, che attribuirà autorevolezza a chi, veramente, la merita ?

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