Internet e fumetti: gli autori nell’era social era un articolo che cercava di analizzare il rapporto che scrittori e disegnatori di fumetti hanno instaurato con la Rete, sotto il profilo della comunicazione e del rapporto con i propri lettori.
Abbiamo deciso di proseguire quel discorso interpellando i diretti interessati, in una serie di interviste volte a riflettere sui diversi utilizzi del web da parte degli addetti ai lavori del mondo del fumetto.
Roberto Gagnor (Torino, 1977) scrive fumetti per Topolino dal 2003. È sceneggiatore e autore televisivo e radiofonico. Ha vinto il concorso Talenti in Corto con il o ultimo cortometraggio, Il Numero di Sharon. Insegna sceneggiatura all’ICMA di Busto Arsizio e all’Accademia 09 di Milano.
[biografia tratta da Il Post.it]
Perché “esistere sul web” è una cosa utile e/o importante per un autore di fumetti del 2013? E come va sfruttata la potenzialità della Rete perché sia fruttuosa?
Ormai è utile e importante per CHIUNQUE, esistere sul web! Tanto più per chi comunica, e i fumettisti sono (anche e soprattutto) comunicatori. A parte il meraviglioso universo appena aperto del fumetto online (e quindi la gioia di avere annate intere di fumetti sul proprio iPad, i blog di sceneggiatori e disegnatori, i diari online a fumetti tipo American Elf di James Kochalka etc.), la potenzialità è sempre duplice: da una parte ci si fa conoscere non solo nel proprio ambito, dall’altra si trovano nuove strade creative, ma anche editoriali. E visto che le due cose vanno di pari passo, forma e contenuto ne risentono positivamente. Nessun limite per sperimentare, trovare lavoro all’estero, portare il fumetto dove non c’è ancora. Mi sembra che Internet, per noi, sia un immenso campo di gioco, o di battaglia. E questa cosa mi piace moltissimo.
Sei molto presente soprattutto su Facebook, dove dalla tua pagina personale spesso ricordi l’uscita di una tua nuova storia su Topolino o rispondi volentieri alle domande dei tuoi lettori: quanto vedi come positiva la massiccia interazione (impensabile per gli autori di fumetti fino a pochi anni fa) che il social network permette tra fumettisti e pubblico?
È positiva soprattutto quando il pubblico, ehm, ti vuole bene. Quando ti segue, quando ti fa i complimenti, quando ti fa sentire che c’è e che apprezza quello che fai. Tutti noi abbiamo i nostri momentacci di insicurezza, paura, frustrazione, e un piccolo massaggio all’ego fa sempre piacere! E poi è una forma di pubblicità che arriva dove i canali classici del fumetto non arrivano. A questo proposito, io e Claudio Sciarrone stiamo pensando a una cosa… che non ti racconterò! Poi, naturalmente, l’interazione non deve diventare sterile perdita di tempo o, peggio, un inutile inseguire il pubblico cercando di dargli “proprio quello che vuole”. E poi ci sono le discussioni su FB, che posso essere utili, ma a mio parere il più delle volte non aiutano chi le inizia e chi ci finisce dentro. Non mi piace litigare nella vita reale, figurarsi online. Piuttosto, FB è diventato per alcuni di noi autori Disney un canale non ufficiale di cazzeggio mattutino, per perdere tempo quei cinque minuti e rinviare il momento in cui si dovrà ricominciare a scrivere!
Da qualche tempo hai anche una rubrica su Il Post.it, in cui parli di fumetto e cinema esponendo concetti sempre interessanti: da dove è nata questa collaborazione con la testata online di Luca Sofri? Vista la tua voglia di mettere per iscritto le tue riflessioni, come mai non hai aperto un blog?
La collaborazione col Post è nata… da una storia di Topolino, e cioè Qui, Quo, Qua e la Corsa delle Diecimila: l’idea mi era venuta proprio leggendo un link consigliato da Luca Sofri sul suo blog, Wittgenstein. Quando la storia è uscita, naturalmente, gli ho inviato il link di INDUCKS, e lui mi ha gentilmente risposto! Poi, quando è nato il Post, mi è piaciuto subito. Finalmente un giornale che NON dice quello che già ti aspetti: più interessato al mondo, quello vero e fuori dall’Italia, che alla politica. Per cui ho scritto a Luca Sofri, ci siamo incontrati… e via! Il blog è gratuito e saltuario: scrivo solo quando ho qualcosa da dire, insomma. Per questo non ho mai avuto un blog (a parte un vecchio tentativo col mio amico Andrea Malabaila, “party di due menti malate”: non mi sembra di avere tutto ‘sto corpus di lavori tali da permettermi di dare lezioni a chiunque (anche se, o infatti, insegno ipocritamente sceneggiatura). Sul Post mi esercito a scrivere in modo diverso, a “fare il giornalista” (male, direbbe giustamente mia moglie Michela che giornalista lo è davvero, infatti sui pezzi del Post mi dà sempre una mano non ufficiale!), ma devo ancora trovare una mia chiave, una mia specificità che renda questo blog diverso dagli altri. Ci sto lavorando!
Sei molto attivo anche come utente del forum del Papersera, intervieni spesso e sei sempre disponibile al dialogo anche relativamente alle tue storie: quali sono le differenze nel gestire i propri lettori lì rispetto che sulla tua pagina Facebook?
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