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Autorizzazione agli attacchi in Libia dalla Sicilia, Ornella Bertolotta: “Un grave precedente…”

Creato il 25 febbraio 2016 da Trescic @loredanagenna
Autorizzazione agli attacchi Libia dalla Sicilia, Ornella Bertolotta: grave precedente…”

Dunque dall'Italia partiranno droni armati per combattere in Libia, un tema davvero caldo alle nostre latitudini. C'è già chi grida al pericolo attentati o ad un aumento dei profughi.

La Senatrice Bertorotta del M5S, componente della Commissione Affari esteri, fa il punto della situazione in un momento particolare, poiché in contemporanea è in votazione la legge Cirinnà, sulle unioni civili, che impegna i senatori.

    Allora Sen. Bertorotta, il Wall Street Journal ci ha informati dell'autorizzazione per attacchi con i droni dalla base di Sigonella verso la Libia, è davvero così o ci sono informative del Governo al Parlamento o alle Commissioni?

Purtroppo è vero, i droni sono stati autorizzati a decollare armati e a partecipare ad azioni militari, senza che il Parlamento o le Commissioni referenti (in particolare la Commissione Difesa) siano stati informati. Si tratta di un grave precedente, poiché è il Parlamento che sulla base dell'Art. 11 della Costituzione decide su questi temi.

    Ma il Governo può autorizzare azioni difensive senza passare dal Parlamento, pare sia questo il caso?

E' un problema linguistico più che pratico, infatti se i droni devono intervenire a difesa delle truppe speciali americane che operano in Libia, come dice il Governo. Anche un bambino sa che le truppe speciali operano con azioni offensive, il supporto di un drone non può quindi essere definito difensivo. Immagino un comandante americano, che in un'azione delle sue truppe speciali, decide di far intervenire il drone quando queste sono in pericolo di vita, oppure per spianare loro la strada verso l'obiettivo. E' un confine labile che nella realtà non esiste. Una volta ricevuto l'ok dal Governo italiano, i droni combattono una guerra, fatta principalmente di raid aerei e presto anche di un intervento militare di terra.

    Quindi ritiene che l'Italia interverrà sul terreno libico a breve?

Senza ombra di dubbio si sta andando in quella direzione. Recentemente è stato elevato l'allerta, con il dispiegamento di 4 caccia AMX a Trapani, c'è già un'operazione militare sul Mediterraneo, che oltre a monitorare e intervenire sulla questione migranti, è un ottimo trampolino per un'azione militare sul terreno.

    Visto il pericolo Isis in Libia, perché non dovremmo intervenire, come ha fatto ad esempio la Russia in Siria?

Ci sono più risposte a questa domanda. Anzitutto c'è il recente passato, con il disastroso intervento in Libia, che ha distrutto il Paese consegnandolo nelle mani delle milizie islamiche. I danni provocati a quel Paese sono stati terribili e non sono stati dimenticati dai libici. Intervenire contrastando militarmente l'Isis in Libia, significherebbe aiutare l'Isis a diventare il primo gruppo islamico nel Paese, decuplicando la sua forza e la sua influenza. C'è poi il problema della sicurezza dell'Italia. Il nostro è un Paese di confine prevalentemente costiero, molto difficile da controllare, se pensiamo alla Sicilia, è possibile arrivare in ogni modo, eludendo i controlli. Il fatto che Sigonella sia la base militare più prossima ai combattimenti ne fa un obiettivo naturale e facile da colpire. Non è come con l'Iraq, dove i combattimenti erano a migliaia di chilometri di distanza. Qui siamo a poche miglia marine. Azioni terroristiche nella nostra terra non farebbero che accrescere il pericolo di una Sicilia direttamente coinvolta nel conflitto e ovviamente aprirebbero una linea di demarcazione netta con i migranti, che fino ad ora, volenti o nolenti abbiamo aiutato con incredibile umanità. Infine, c'è il problema profughi: l'aumento dei bombardamenti aerei fa scientificamente aumentare il numero dei profughi, con una crescita esponenziale delle partenze verso l'Italia, quindi verso la Sicilia. Queste sono ragioni di opportunità politica e di tutela del territorio che il Governo non ha inteso prendere in considerazione o nel peggiore dei casi, ha considerato il rischio accettabile. Tanto sono i siciliani a pagare direttamente.

Il Parlamento è ostaggio del Governo. Il caso dell'autorizzazione a Sigonella, così come l'accordo per la cessione di parti del nostro mare alla Francia (che tra l'altro non è ancora arrivato in Commissione), fanno facilmente notare come Renzi e i suoi ministri stanno cercando di svilire i processi democratici, che non sono appunto un problema filosofico, ma reale.

Se il Governo decide di andare in guerra e non informa il Parlamento o se viceversa impone la fiducia, non è un problema da poco. Di questo passo evitiamo anche di andare a votare e facciamoci comandare solamente dall'esecutivo. Visto che poi al Governo abbiamo gente impreparata come Renzi, dovremmo preoccuparci due volte. Noi abbiamo presentato un'interrogazione al Ministro della Difesa per chiedere di giustificare questo abuso, ma il problema è anche di mobilitazione popolare. Vorrei vedere i siciliani in piazza anche per questo, non solo dietro la tastiera di un pc. Ma sono fiduciosa.

    I siciliani si erano già espressi sul Muos, con manifestazioni e si è arrivati anche al sequestro dell'impianto per violazione del vincolo di inedificabilità assoluta nella sughereta di Niscemi. Adesso si torna a Sigonella. Come vede il futuro dell'isola?

Scontiamo un problema enorme che si chiama Governo regionale. Veda, avere un presidente della Regione come Crocetta, che come abbiamo visto sul Muos, lavora contro la Sicilia, ci rende deboli dal punto di vista politico e permette al Governo nazionale, ma talvolta a quelli internazionali, di fare il bello e cattivo tempo, utilizzando la nostra terra come scarica barile per ogni evenienza, siano azioni militari, crisi dei migranti o altro.

Certo è che un ente pubblico come l'Arpa che detiene la strumentazione inefficiente e quindi che non può svolgere il lavoro per la quale essa è preposta, non mi fa ben sperare, ma sono certa che quest'isola avrà in ogni caso un futuro. Dipende dai siciliani scegliere se valorizzare la propria terra. Ma sono certa che se non cambia l'intera classe politica e tutto l'entourage radicato ormai da troppi anni ... il futuro sarà molto nero!

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