Secondo Christopher Lasch “La pubblicità non cerca di soddisfare bisogni, quanto piuttosto di crearli”.
E il bello è che ci riesce.
Un articolo del New York Times fa riferimento a una ricerca pubblicata sul Journal of Consumer Research grazie alla quale Debra Tramper, assistente di marketing presso l’Università di Groningen,ha dimostrato che le pubblicità riescono ad influenzare il modo in cui le donne percepiscono se stesse.
E non è una questione di testimonial bellissima che fa sentire a disagio la bruttina di turno: basta mostrare anche solo la confezione di un prodotto di cosmesi per scatenare un senso di inadeguatezza.
Un gruppo di donne è stato suddiviso in due: ad alcune è stata mostrata l’immagine della confezione di un prodotto voluttuario (rossetto, mascara ecc.) mentre ad altre sono stati sottoposti messaggi pubblicitari.
Al termine del test tutte le donne si sono dimostrate più portate a pensare ai propri difetti fisici ma quelle che avevano visto le pubblicità erano decisamente propense a valutarsi negativamente.
Insomma secondo lo studio l’autostima delle donne cala di fronte alla pubblicità.
Bisognerebbe prendere esempio dagli uomini che nonostante pancetta, calvizie e un aspetto generale poco “glamour” vanno sempre a testa alta… o quantomeno ad altezza decolleté