Autumn Ball

Creato il 19 settembre 2011 da Eraserhead
Il regista estone Veiko Õunpuu classe ’72 esordisce nel lungometraggio con questo film proposto all’interno della sempre stuzzicante sezione Orizzonti a Venezia 2007.
Per quanto possa sembrare strano, soprattutto alla luce del successivo The Temptation of St. Tony (2009), scheggia impazzita nel cinema d’essai contemporaneo, Sügisball (2007) è un film che ci parla d’amore, ovviamente a modo suo e ovviamente in maniera diversa da come farebbe una pellicola romantica (qui un regista di rom-com viene picchiato a sangue!), costruendo traiettorie intrinseche fra più personaggi intrappolati dai loro tormenti sentimentali e, allargando la visuale, dal cemento di una grande e triste città est-europea.
La struttura è quella di un film corale, e i punti di riferimento che possono venir citati sono molti: da Altman per gli intrecci relazionali a Iñárritu per l’interdipendenza, anche se qui non troppo accentuata, tra le varie misere storie raccontate. Ma il taglio visivo di Autumn Ball ci conduce lontano da questi autori mainstream per appaiarsi alle rasoiate austriache di Seidl e Spielmann, con Antares (2004) che diventa quasi un’opera gemella. La fauna abitante questo sbiadito quartiere ha gli stessi problemi dei “colleghi” a Vienna e dintorni: c’è uno scrittore disperato perché la sua ragazza lo vuole lasciare, una mamma che subisce le avances di un tecnico della tv e che piange davanti ad essa guardando Uccelli di rovo, un vecchietto che spia (e non solo) i bimbi giocare al parco giochi, un usciere latin lover che annota sull’agenda tutte le sue conquiste ma non sembra essere felice, e poi tante altre vicende di ordinaria amarezza che evidenziano per l’ennesima volta il vicolo cieco in cui sono sprofondate le persone di quest’area geografica.
L’oro che non luccica, però, è costituito dal fatto che se come il sottoscritto avete visto abbastanza film appartenenti al genere sopraccitato, allora il lavoro di Õunpuu, sicuramente apprezzabile sotto più angolazioni, pecca in una derivazione dei temi trattati e in qualche frangente anche nei modi; in soldoni non aggiunge praticamente nulla a ciò che è stato già detto a riguardo da registi filosovietici e non. Va anche detto che il registro drammatico è contaminato dalle continue incursioni nel grottesco che rendono la pellicola se non unica sicuramente atipica ed eccentrica.
Per essere sintetici: chi è a digiuno di coralità in ambito cinematografico lo troverà molto ma molto interessante, chi di film corali ne ha visti a quintali ma mai ambientati nel vecchio continente sarà una sorpresa, per chi infine è dedito alla religione seidliana da anni sarà soltanto un ripassino, che comunque male non fa.

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