Auxina felix: l’agenzia funebre della ditta Xylella

Creato il 24 febbraio 2015 da Trame In Divenire @trameindivenire

In giro per i gruppi di Facebook, c'è chi con una certa leggerezza s'improvvisa patologo vegetale. Me ne sono accorto ieri. Oggi sono intervenuto sperando di aver dato un contributo affinché si eviti l'ennesimo danno. Come si dice dalle mie parti, "sap a capa rott s'main a tign". Traduzione: sulla testa rotta attecchisce la tigna.

Per combattere la Xylella e i suoi effetti, c'è chi ha teorizzato l'uso della "auxina ", che per le piante è l'ormone della crescita (). Secondo il novello scienziato apprendista alchimista, questa soluzione dovrebbe aiutare le piante a riprendere la vegetazione, soprattutto con l'avvicinarsi della primavera.

In parte questo è vero. Ma uno scienziato, uno che si sia formato in ambiente scientifico con la mentalità e lo spirito della ricerca, prima di agire verifica e considera ogni possibile variabile.

Se si favorisce la vegetazione questo comporta che i vasi xylematici aumentano per portare linfa anche al nuovo apparato fogliare che si va formando. Il fatto è che se nella pianta in oggetto è presente il batterio fastidioso, il trattamento a base di auxina sarebbe pari al colpo di grazia. E' come se fornissimo alla Xylella un'autostrada velocissima con su steso un bel tappeto nero, nero come la morte, quella della pianta. Insomma un bel colpo di grazia per la pianta che passerebbe a miglior vita e senza possibilità di scampo e a una velocità paurosa. Altro che sindrome da essiccamento rapido!

Quello che si deve comprendere una buona volta per tutte è che, come dice un antico motto rosa+croce, "natura non facit saltus". Vale a dire che la natura ha tutti gli strumenti per ristabilire il proprio equilibrio, a patto che il nostro intervento non sia invasivo, come accade quando si usa la chimica.

Allo stesso tempo però ci sarebbe da considerare che un campo incolto, abbandonato a sé stesso, non potrà offrire se non piante e frutti per lo più selvaggi, poco utili ai fabbisogni umani. Quello che serve sono le buone pratiche agronomiche o agricole, e nel caso dell'olivo serve aratura e potatura.

Del resto è questo il tenore delle dichiarazioni del Commissario Straordinario per l'emergenza Xylella Giuseppe Silletti, "Subito le buone pratiche agricole". Dichiarazioni che fugano ogni dubbio e ogni possibile intervento chimico o giù di li che non rientri nell'ambito delle buone pratiche.

Quanto dichiarato dal , Silletti inoltre è la prova provata che l'impegno e la soluzione adottata per prima da di Sannicola in provincia di Lecce, è l'unica via di saggezza da intraprendere. Questo anche a dispetto di chi nelle ultime settimane tenta in ogni modo di alimentare la macchina del fango denigrando giustapposta Spazi Popolari, l'impegno e il lavoro che questa associazione già prima che ci fosse lo stato di emergenza, ià da due anni buoni, sosteneva la assoluta necessità delle buone pratiche agronomiche, praticandole, diffondendole e portandole ad esempio in tutto il Salento.

La dichiarazione di Silletti:

"E' necessaria un'azione immediata di potatura, trinciatura, sarchiatura e aratura dei terreni olivetati della zona infetta da Xylella fastidiosa nella zona salentina per evitare il diffondersi del vettore, ovvero dell'insetto sputacchina, causa della propagazione del fitopatogeno".

"I giovani, ancora stanziali, sono soliti vivere sulle erbacce presenti ai piedi degli olivi: buone pratiche colturali adeguate, interventi periodici, come la potatura, tesi all'arieggiamento delle piante e miglioramento dello stato vegetativo, possono ridurre in maniera imponente tali vettori, senza alcun impatto ambientale".


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