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Avanti c’è posto

Creato il 11 marzo 2012 da Lundici @lundici_it
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Il capro espiatorio era una capra che veniva scelta a sorte in un gregge per essere sacrificata durante le cerimonie ebraiche del Giorno dell’Espiazione.Il sacerdote poneva le sue mani sulla testa del capro e confessava i peccati del popolo di Israele. Il capro veniva quindi allontanato, portando con sé quei peccati e infine buttato giù da una rupe lontano da Gerusalemme.

Avanti c’è posto

Scaricando sul capro espiatorio ogni responsabilità, il gruppo evita di interrogarsi sulle proprie colpe ed è pronto a ricominciare da capo

La trasposizione al senso figurato è immediata: un gruppo sociale che si trova in una situazione di crisi, invece di interrogarsi su cause e proprie responsabilità, individua una persona o un sottogruppo di persone sulle quali addossare ogni esclusiva colpa, così da ottenere una purificazione collettiva.

Inutile sottolineare che questa operazione è inutile alla crescita morale del gruppo ed anzi costituisce la miglior premessa per commettere ancora i medesimi errori e ritrovarsi di nuovo nella medesima situazione.

I riti di purificazione nei quali il capro espiatorio è un individuo o una classe di individui a cui il gruppo sociale aveva precedentemente delegato il potere di rappresentarlo e dirigerlo sono particolarmente drammatici, e sono tanto più violenti ed apparentemente catartici quanto più il gruppo avverte l’urgenza di allontanare da sé colpe e responsabilità che invece gli appartengono.

Avanti c’è posto

Dal 1981 la politica italiana fu caratterizzata dall'alleanza del CAF (Craxi Andreotti Forlani) che prevedeva la condivisione del potere tra DC e partiti laici (PSI in primis)

Il 30 aprile 1993 era un venerdì. Il giorno prima il Parlamento aveva negato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. Si era nei giorni caldissimi dell’indagine Mani pulite, che – cominciata un anno prima – stava svelando un sistema di corruzione generalizzato (la famosa Tangentopoli) e portando al crollo del sistema politico basato sull’alleanza tra Partito Socialista e Democrazia Cristiana che governava l’Italia da quindici anni.

Tra l’inizio di Mani Pulite (17 febbraio 1992) e la storica “discesa in campo” di Berlusconi culminata con la sua vittoria elettorale (27/28 marzo 1994) trascorsero due travagliati anni di transizione con tanto di bombe, tensioni, speranze e governi tecnici…

La data del 30 aprile 1993 si colloca giusto a metà di questo lasso di tempo e non è una casualità. Quel pomeriggio molta gente si era radunata in Piazza Navona a Roma per una manifestazione di protesta contro il voto parlamentare a favore di Craxi. Da lì, qualche centinaio di persone si spostò nella strada affianco per attendere l’uscita dello stesso Craxi dall’hotel Raphael, l’albergo in cui abitava quando stava nella Capitale.

un violento lancio di monetine

Si trattò di un tipico rituale di degradazione – simbolicamente analogo allo scempio del corpo di Mussolini a Piazzale Loreto nell’aprile 1945 – in cui il popolo porta al suo livello un potente sancendone la sua caduta. Craxi fu individuato come il capro espiatorio con il cui sacrificio il popolo si riappropriava del potere, scaricando su di lui la tensione e sostanzialmente le proprie responsabilità per quindici anni (per essere buoni…) di ruberie e malcostume.

Il lancio di monetine a Craxi e – seppure in misura minore – la “bavetta” di Forlani di fronte all’incalzante interrogatorio di Di Pietro in diretta TV furono l’apogeo di un generalizzato processo di polarizzazione nel riconoscimento delle cause della situazione che condusse a colpevolizzare indistintamente i politici, assolvendo ogni altra categoria, in primis la società civile. Un fenomeno di sistema come la corruzione e l’appropriazione della Cosa Pubblica ad opera dei partiti fu attribuito solo ad un’unica parte: i politici. Ma chi aveva votato quei politici? Chi non era riuscito a sostituirsi a loro (per incapacità o convenienza)? Chi li corrompeva? Chi se ne avvantaggiava?

Avanti c’è posto

...un nuovo miracolo italiano!

La falsa purificazione ed il relativo spostamento e rifiuto delle responsabilità di quegli anni aprì la strada all’apparizione di una figura nuova che si presentò come un imprenditore (non appartenente dunque alla categoria dei politici individuata come capro espiatorio) schierato contro i partiti esistenti, che si propose come il catalizzatore dell’indignazione della maggioranza di un popolo che non aveva voluto indagare sulle proprie colpe. Sappiamo come è andata a finire…

Secondo un recente sondaggio di Pagnoncelli il 45% degli italiani non andrebbe a votare, mentre un’indagine di Ipr Marketing stima che un ipotetico “partito dei tecnici” raccoglierebbe il 22% dei consensi e porterebbe alle urne il 14% di elettori che non voterebbe nessuno degli attuali partiti nei quali – secondo uno studio del politologo Ilvo Diamanti - ha fiducia circa il 4% degli italiani. Credo si tratti più o meno della percentuale di persone che crede che Elvis Presley sia ancora in vita.

Ora, siamo d’accordo che la Storia non si ripete mai uguale a se stessa, ma è evidente che i segnali di somiglianza tra l’attuale scenario socio-politico e quello del biennio descritto sopra sono numerosi e profondi. E’ vero che non abbiamo assistito ad alcun evento paragonabile al “lancio di monetine” e nessun caprio espiatorio è stato ancora sacrificato, ma forse è solo questione di tempo.

Sempre secondo Ilvo Diamanti, prendendo una mappa dell’Italia ed esaminando come votarono gli italiani nel 1948 e nel 2008, si nota che esiste una quasi totale coincidenza tra le zone geografiche che votarono il Fronte Popolare e la DC nel 1948 e il centro-sinistra e PdL e Lega nel 2008. Insomma: in sessant’anni non è cambiato quasi nulla, nonostante errori, speranze tradite, palesi inganni. La capacità critica degli italiani nei confronti dei politici e di loro stessi non accenna a maturare, oggi come vent’anni fa.

Ci stiamo forse interrogando sulle responsabilità collettive che hanno permesso ad un cialtrone come Berlusconi di spadroneggiare per 20 anni? O che ci stanno conducendo al declino economico e culturale? Possibile sia solo colpa dei politici e dei banchieri? In Italia non si volta mai veramente pagina. Perché non ci si guarda mai allo specchio, un esercizio laborioso che significa sempre scoprire debolezze con cui non vogliamo confrontarci. Sappiamo chi sono i mandanti delle stragi della strategia della tensione? Abbiamo preso provvedimenti perché un sistema come Tangentopoli non potesse più ripetersi in quelle forme e dimensioni? Salvo forse solo il breve periodo Costituzionale, la storia italiana recente è caratterizzata da puntuali rimozioni e scaricamenti di responsabilità. Tutto viene rimestato in un torbido stagno maleodorante, habitat privilegiato per l’apparizione di imbonitori e caimani senza scrupoli.

Avanti c’è posto

Addossare tutta colpa ai politici è la miglior premessa per favorire l'avvento di un altro sedicente homo novus

Quello che stiamo facendo in questi giorni è sparare a zero sulla classe politica che seppur marcia, non può essere la sola responsabile della situazione. Sfoghiamo indiscriminatamente la nostra rabbia su qualsiasi rappresentante politico o istituzionale, senza – ancora una volta – interrogarci sulle nostre piccole o grandi responsabilità. Si rischiano cioè di creare le condizioni per l’avvento di un sedicente homo novus che si presenterà come capace di “rimettere tutto in ordine” consentendoci di non affrontare le nostre manchevolezze di cittadini e lasciandoci invece la possibilità di approfittare di piccoli e grandi spazi di “ingiustizia” sociale che rimarranno inalterati, perché la loro eliminazione richiederebbe, appunto, una auto-critica collettiva.

Sicuramente c’è qualcuno che già si sta muovendo per colmare il vuoto creatosi dopo la (quasi) caduta di Berlusconi ed amplificato dalla cieca ed esclusiva  colpevolizzazione dei “politici”. Se quindi non avete fatto mai politica attiva, se avete alle spalle una storia di successo e il physique du rôle del condottieri, fatevi avanti: il popolo sarà pronto a portarvi in trionfo ed acclamarvi come nuovo salvatore. Avanti, c’è posto!


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