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"Avanti c'è posto..." dice in continuazione il fattorino Cesare (Aldo Fabrizi) sul filobus affollato che attraversa Roma. Rosella (Adriana Benetti), una bella e giovane ragazza, verrà derubata di 500 lire nella calca e a causa di questo perderà il lavoro da domestica. Sola nella grande città, troverà in Cesare chi se ne prenderà cura come un padre, o un fratello maggiore...
Dopo una notte nella sala d'attesa in stazione, ché nel pensionato Cesare non la può ospitare, cercheranno un lavoro alternativo, e sarà un divertente percorso dentro le case della media borghesia capitolina. Alla fine una soluzione si troverà, ma insorgerà un piccolo imprevisto: Cesare s'innamorerà di Rosella. Peccato che è stata già corteggiata e con successo da Bruno (Andrea Checchi), conducente del filobus e amico di Cesare, più giovane e aitante di lui. Cesare incasserà il duro colpo, ma alla fine saprà essere ancora sé stesso, buono ed altruista, e anche in questo caso dirà "Avanti, c'è posto...".
Il mio mito Aldo Fabrizi per la prima volta nei panni di un "pubblico ufficiale dei trasporti" a lui spontanei, nei quali lo vedremo più volte. Non sembra nemmeno reciti tanta è la sua immedesimazione nella parte. Verace e dolce, popolare nel senso buono, accomodante ma non remissivo, nessuno meglio di lui in questi ruoli. Simpatico il tormentone "zittiscitici" con Bruno. Gran momento quando al portiere dell'albergo (Vinicio Sofia), spocchioso che rifiuta la stanza a Rosella perché non ha i documenti, chiede - posso usare il telefono? - e dopo che lui gli risponde - sì sì ma fate presto - gli replica - e che ce vo'? tié! - picchiandogli la cornetta in testa.
Quelli di Cesare sono i panni di un esemplare Uomo Comune del popolo per non dire popolino, il solo che può passare anche per la cruna di un ago, innalzato a protagonista con valori morali che solo tra esso si possono trovare. Per questo anche ai suoi tempi fece ben parlare, e senza che ci sia alcuna apologia propagandistica, men che meno fascista. Visto l'anno di produzione mi pare qualità non da poco. Inutile quasi dire che è uno splendido ritratto dell'epoca, così come uno di quei film che ti riconcilia con la parte bella dell'umanità. Un po' neo-realista, un po melò, risulta essere una splendida miscela.
La gente veramente buona non ama vincere, non cerca elogi, non vuole nemmeno vedere imbarazzo nelle persone a cui fa un favore, fa passare per una cosa piacevole anche le umiliazioni. E' tutto un salire e scendere scale, ma Cesare a Rosella dice sempre: "... io poi me ce diverto a fa' le scale". Sempre secondo Quello che parlava della cruna dell'ago, queste non sono persone perdenti, ma semplicemente di Pace.
Per me, da non perdere.
Robydick
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