Magazine Religione
Ave Maria!
Sac. Dolindo Ruotolo
Apostolato Stampa - Napoli – Riano – Sessa Aurunca 1984
Parte Seconda
Cap. XV
L'anima contempla Maria madre di Dio e l'umanità gloriosa di Gesù Cristo
L'anima purgante fu tratta da Maria dal Purgatorio, e la sentì come mamma amorosissima; ma, giunta al Paradiso, la contempla come Regina, nello splendore della sua gloria.
Maria è come tutta ingemmata dai suoi meriti, che in Lei sono fulgente splendore d'incomparabile bellezza. L'anima la vede nella gloria di Madre di Dio, e rifulge ancora in Lei la gloria dello Spirito Santo che la rese Madre del Verbo Umanato, e lo splendore della virtù dell'Altissimo che l'adombrò, perché per la divina maternità, in Essa si adombrò l'eterna generazione del Verbo dì Dio.
L'Arcangelo, infatti, nell'annunziarle il mistero dell'Incarnazione del Verbo in Lei, le disse due cose distinte, per rispondere alla difficoltà fattagli da Maria che Essa non poteva avere un figliolo, perché non conosceva uomo. L'Arcangelo le disse che l'avrebbe avuto non da un uomo, ma per opera dello Spirito Santo, e che in quella miracolosa maternità avrebbe adombrata l'eterna paternità di Dio che genera ab aeterno il Verbo Eterno: La virtù dell'Altissimo ti adombrerà.
Nessuno può valutare la gloria di Maria in Cielo per la divina maternità. L'anima la vede, se ne estasia, ne gode, e in quella luce di perfezione altissima e di bellezza incomparabile, intende di più che cosa è la semplicissima gloria di Dio, verso il quale tende con più ardente amore, per possederlo nell'eterna felicità.
Maria nel Cielo è inseparabile dal Figlio suo, perché nel Paradiso non s'infrangono ma si saldano nella divina luce i vincoli dell'amore. Ella siede col suo corpo glorioso alla destra del suo Figliolo, che è alla destra del Padre col suo Corpo glorioso, vincitore della morte. E l'anima contempla l'Umanità di Gesù Cristo nello splendore della sua gloria, ultimo gradino, per così dire, della sua ascesa prima d'incontrarsi con Dio, nella tranquilla gloria della SS. Trinità.
Gesù, anche sulla terra fu il più bello dei figlioli degli uomini, ed amò chiamarsi sempre Figliolo dell'uomo, non solo per affermare che era vero uomo, come era vero Dio, ma per ricordare con divina riconoscenza la Madre dalla quale aveva assunta l'umanità. Egli infatti era solo Figlio di Maria nella sua umanità, concepita senza concorso umano, per opera dello Spirito Santo, e chiamandosi Figliolo dell'uomo, non poteva chiamarsi che Figlio di Maria. Egli volle così sempre glorificare la Madre sua in una perenne riconoscenza, confutando con quell'unica espressione, la misera eresia di quelli che manomettono la gloria della Madre sua.
E' proprio della regale signorilità di Dio il compensare ogni più piccola cosa che si faccia per Lui dalle sue creature. Ora il Verbo di Dio, fattosi uomo per amore dell'uomo caduto, non poteva non ricompensare Maria di avergli data l'umanità che assunse, e non potette, nella sua vita mortale non riconoscere con regale gratitudine il dono di se stessa che gli aveva fatto Maria col suo mirabile fiat; ecco perché si chiamò: il Figlio dell'uomo, per chiamarsi il Figlio di Maria.
L'anima che ascende a Dio si trova innanzi alla gloriosa Umanità di Gesù; in Lui l'uomo era sublimato alla più grande altezza, era ricostruito come Dio lo creò nell'Eden, rivestito, non di panni, ma di grazia e di gloria.
Primizia dei dormienti nella morte, che risorgono, Gesù è primizia dei redenti che sono glorificati in Paradiso, cogliendo tutto il frutto della redenzione. In Lui e nella sua Umanità, ipostaticamente unita alla Persona Divina, l'uomo può riconoscersi simile a Dio, non nella orgogliosa tracotanza del peccato, ma nella piena obbedienza a Dio, e nella dedizione a Lui nella piena immolazione di sé. Per questo Gesù conserva nel suo Corpo glorioso le sue cinque piaghe, come cinque soli fulgenti, come cinque saette di amore a Dio ed agli uomini.
In quelle piaghe l'anima vede l'amore che le portò, perché Egli fu crocifisso per tutti e per ciascuno in particolare, come sole che si dona a tutti, e si dona tutto a ciascuno in particolare. Questa sublime visione accende l'anima di un amore intenso, di una riconoscenza profonda, di una umiltà amorosissima, che la prepara all'incontro con Dio, nella semplicissima gloria dell'augusta Trinità.
Com'è bello Gesù nella sua gloria!
Il suo corpo è la più perfetta opera d'arte dell'Amore Eterno, concepito nel seno immacolato dell'unica creatura tutta bella, sviluppato nel suo seno come giglio dei campi, irrorato di celeste rugiada, e carezzato dallo zefiro purissimo dell'Eterno Amore... Com'è bello!
La chioma di oro, gli occhi cerulei fulgenti come stelle nell'espressione di un amore immenso, il corpo purissimo, saettante infinita purezza dal Cuore, aperto nell'amore, dal suo costato. Com'è bello! E’ tutto espressione di carità, è tutto dolcezza, come un favo di miele, perché è tutto amore!...
E' l'Uomo-Dio, e rifulgono nella sua Umanità e dalla sua umanità gli attributi di Dio, che sono come i raggi della sua bellezza: è potenza onnipotente, ma è tutto bontà; la sua maestà è amore. E' sapienza infinita che ordinò tutta la creazione, ma il suo penetrante sguardo d'infinita intelligenza è semplicità purissima. Rifulge in quello sguardo la sua dottrina, ma è come una fioritura di stelline del prato, nell'umiltà, e di stelline delle Alpi, nell'altezza incomparabile, come lo fu in terra il suo insegnamento, come lo furono le sue parabole.
Com'è bello! ... C'è in Lui lo splendore dell'amore che lo fece cibo delle anime nel dono Eucaristico, e la sua Umanità: Anima, Corpo, Sangue e Divinità è come vita che si dona, per vivificare l'anima e renderla beata. Il velo della candida Ostia sotto la quale si nascose e si donò in terra, s'è diradato, come il velario di una scena meravigliosa... è l'Eucaristia del Paradiso: il Corpo si dona, l'Anima abbraccia, il Sangue vivifica, la Divinità sublima... Che meraviglia di amore è il Paradiso! ...
(continua)
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