Magazine Cultura

Avere vent’anni: RUNNING WILD – Masquerade

Creato il 24 ottobre 2015 da Cicciorusso

Running-Wild-Masquerade-Bonus-Track-Edition

Un alto prelato, un militare ed un uomo elegantemente vestito (un politico?) esclamano a gran voce “yes Master!” illuminati da un flebile lume. Il Demonio sta chiedendo loro se in cambio di ricchezza e potere essi siano disposti a vendere le loro anime. Il contratto è stipulato. Un impero di bugie verrà costruito ad arte per allontanare gli uomini dalla verità, qualunque essa sia. Un paio di minuti dopo si sente un battere di piedi piuttosto insistente. Sono io che mimo la doppia cassa a martello di Joerg Michael, alla partenza a fuoco della title-track. Veloce e intensa, nella migliore tradizione speed/power tetesca. Demonized ha il sapore dell’acciaio e si assesta su un mid-tempo energico con un riff cazzutissimo e un suono di chitarra che mai i Running Wild avevano avuto prima, pur essendo reduci da due dischi al filo spinato come Pile of Skulls e Black Hand Inn. Chitarre davvero roboanti e bastonate, come nella seguente Black Soul, dal ritornello micidiale (“Black soul you’re breathing the poison of evil / Delusions of grandeur, the soul-eating plague / Black soul your doomed to eternal damnation / You’re melting in fire, the justice of fate”) che vi farà cantare a squarciagola quantomeno la melodia, se non ne conoscete le parole.

Lions of The Sea, Rebel at Heart… Nominatene una che non sia puro acciaio e che non esprima appieno la potenza di un gruppo in quel momento forse al suo apice. Un pezzo come Wheel of Doom, poi, e’ quanto di meglio il power, nei suoi anni di massima “popolarità”, abbia avuto da esprimere. Devastante. Un suono che si e’ indurito in maniera incredibile con questo disco, forse IL disco power definitivo degli anni novanta, almeno per il sottoscritto. Tremolo riffs, sezione ritmica che demolisce tutto e il buon Rolf che suona convinto e convincente come non mai. Inni come Metalhead fanno scapocciare e battere i pugni. La potentissima Soleil Royal, Men in Black, Underworld… Che dire? I nostri lettori più giovani se lo procurino.

Peccato che dopo questo mattone di granito se ne siano usciti con il pur discreto The Rivarly ben quattro anni dopo, andando in caduta libera verso finti addii, conseguenti comeback (beh, d’altronde anche l’eta’ e’ quella che e’…) e dischi non proprio memorabili. A chi ha sempre considerato i lavori dei Running Wild tutti uguali, dico: è vero, il loro marchio di fabbrica è uno ed inimitabile (anche se inevitabilmente c’e’ stato chi li ha copiati), ma Masquerade, credetemi, è all’altezza di un Under Jolly Roger o un Death or Glory. I riff e il drumming forsennato stanno là a dimostrarlo. Un cazzotto diretto in pieno volto sferrato da un guanto borchiato munito di tirapugni. Un disco indimenticabile che farà saltare i vetri delle vostre finestre, se appropriatamente suonato a tutto volume.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines