Tre gruppi di lavoro si sono incentrati rispettivamente su dilemmi e casi aziendali sulla virtù della Prudenza, Temperanza e Speranza.
Io ho fatto parte di quello sulla Temperanza. Il prof. Antonio Malo della Pusc ha definito la temperanza come una “maturità affettiva”, la capacità di riordinare le priorità, o forse proprio i nostri affetti, riconsiderando cosa davvero è importante e non farci guidare solo da cosa ci attira al momento.
Diceva Totò: “devi mettere la testa al solito posto, sul collo!”.
Dov’è piuttosto il nostro cuore? Dove spendiamo il nostro tempo, le nostre emozioni, le nostre energie?
Ci stiamo dedicando a ciò che consideriamo più importante?
[C'é un video che non può essere mostrato in questo feed.Visita la pagina dell'articolo per poter vedere il video.]
Questo video di Daniel Pink ci dà lo stimolo per chiederci periodicamente, quotidianamente, cosa davvero vogliamo vedere realizzato, a cosa vogliamo davvero aver contribuito. E vedere magari che ogni tanto nel viverlo siamo diventati anche un poco migliori, e abbiamo contribuito meglio.
Edoardo ci scriveva qualche post fa del Personal Mission Statement proposto da Steven Covey.
Dave Ulrich scrive con alcune analogie dell’importanza di sviluppare il proprio Leadership Brand: comunicare il valore che offriamo.
Dave Ulrich propone i seguenti passi:
a. identifica i risultati che vuoi vedere realizzati
b. scegli per cosa vuoi essere conosciuto: quali aggettivi voglio mi caratterizzano
c. definisci la tua identità: prova combinazioni di coppie di aggettivi che ritieni rilevanti
d. costruisci il tuo leadership brand statement: “Voglio essere conosciuto come una persona … in modo che posso contribuire a realizzare…”
Forse uno degli elementi di interesse dello stimolo di Ulrich è proprio nella combinazione del carattere, delle caratteristiche, qualità che riteniamo specifiche per noi e al tempo stesso i risultati, cosa vogliamo vedere concretamente realizzato.
E’ solo uno strumento come gli altri.
Il valore maggiore è nel suo esercizio, nel valore che ne può derivare.
Uno strumento come le “two questions” di Daniel Pink.
“What’s my sentence? Was I better today than yesterday?”
Ho scoperto un potere enorme nel proporre questi strumenti ai team: un learning team dell’executive mba o il team di una funzione aziendale. E’ un asset straordinario per la collaborazione (cosa più importante per un team?). Sono arrivato alla conclusione che il primo ostacolo per la collaborazione è la poca chiarezza dello scopo comune.
Allora se siete un team: scrivete il vostro scopo, “write your sentence” e fateci i conti quotidianamente.
E per ciascuno di noi: una buona domanda può essere anche “Dove ho messo oggi il mio cuore?”.
Alla fine forse la cosa più importante è che se ci siamo sbagliati, se ci siamo distratti, se ci siamo lasciati condizionare, non è mai troppo tardi per rimettere il cuore al suo posto: nelle cose più importanti, nelle persone più importanti.
Prima che a furia di tenerlo nel posto sbagliato ci dimentichiamo dove doveva stare…
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