E’ un momento che ha dell’incredibile. Nei film di fantascienza abbiamo visto mondi lontani creati con le grandi tecniche digitali e con la fantasia umana. Ma ora qui, su questa superficie del nucleo della cometa non c’e’ nulla di fantascientifico, eppure tutto sembra incredibile.
Certo, e’ una superficie polverosa, ricca di rocce e di fratture, di crateri e di altipiani. Le immagini della NASA ci avevano abituato alla superficie lunare grigia e ricca di crateri, ai rover su Marte che lasciavano le loro impronte impresse sul terreno rosso, ai tuffi di alcune sonde nell’atmosfera di Venere o di Titano o di Giove. Ma qui c’e’ qualcosa di più. C’e’ un bersaglio grande neppure 4 chilometri di forma irregolare, che assomiglia più a un funghetto che ad un oggetto sferico. C’e’ un oggetto irregolare e piccolissimo che e’ stato individuato e raggiunto dopo oltre dieci anni di viaggio. C’e’ una superficie attiva, dove il gas e la polvere la fanno da padrona e che si sta sempre più avvicinando al Sole, che la scalderà e che farà aumentare la sua attività. C’e’ un oggetto in rapida rotazione e una sonda, Rosetta, che non e’ esattamente in orbita attorno ad essa. Si avvicina e si allontana, descrivendo ellissi o curve dalle forme strane. E poi, non dimentichiamo, ci siamo anche noi, con tutta la passione, con tutto l’entusiasmo, con tutta l’applicazione fisica e intellettuale, con la nostra tecnologia e la nostra esperienza. Avevamo un sogno. Una cometa.
Oggi quel sogno si e’ realizzato. E la cometa non e’ mai stata così vicina, come ora.
Chissà mai dove si e’ nascosto Philae, ma non era l’obiettivo di questo avvicinamento di Rosetta. Certo e’ che dalle immagini raccolte i tecnici ESA tenteranno di osservare anche nel lobo minore del nucleo cometario, laddove Philae si e’ posato saltellando tre volte senza aver la possibilità di caricare le sue pile con l’energia solare.
Sabato 14 febbraio 2015 rimarrà nella storia dell’esplorazione spaziale. Rosetta ha avuto il suo massimo avvicinamento alla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko esattamente alle 12.41 UT sopra la regione Imhotep, nel lobo maggiore.
Raccontiamola come si racconta una favola. C’era una volta una sonda che si e’ avventurata molto vicino ad una cometa. Tanti giri ha dovuto compiere, allontanandosi e poi avvicinandosi, un chilometro dopo l’altro, orbita dopo orbita, sempre più vicino verso il suo obiettivo. Fotografare la superficie, analizzarne la composizione, annusare i gas cometari per lasciarci mole di dati da interpretare, che comporteranno anni di lavoro e migliaia di persone coinvolte.
Sono felice di sapere che il risultato di molte persone che ho conosciuto e ammirato (e voi insieme a me) abbia trovato con il 14 febbraio la giusta ricompensa. Tanti nomi e volti mi passano ora per la testa, amici e colleghi, persone che ho visto solo in foto o di cui ho letto soltanto il nome, ma so che hanno contribuito nel loro piccolo a rendere grande e realizzabile questo progetto.
La superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripresa dalla NAV CAM quando la sonda Rosetta si trovava a 8,9 chilometri dalla superficie. L’immagine e’ stata presa il 14 febbraio 2015 alle ore 14.15 UT. La scala e’ di 0,76 m/pixel, e l’immagine racchiude un’area di 1,35 x 1,37 chilometri. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0.Quando ho visto questa foto per la prima volta ho pensato ad una persona soltanto. Ve lo confesso, anche se non dovrei fare preferenze. E’ un pensiero però basato sulla mia esperienza, sulla mia vita, sui miei studi. Ho pensato agli occhi del Prof. Cesare Barbieri che si posavano su quell’immagine. Il Prof. Barbieri e’ stato il mio maestro e guida molto prima di frequentare il corso di Astronomia all’Università’ di Padova. Osservare quella foto era come se cercassi la sorpresa negli occhi di chi ha sognato prima di me, realizzando e concretizzando un sogno. Ne sono convinta. Doveva essere un bambino quando sognava di vedere la superficie di una cometa, doveva essere stato un giovane studente universitario quando si chiedeva com’era fatta e che forma aveva una cometa, doveva essere stato PI dello strumento OSIRIS a bordo di Rosetta quando avrà avuto il batticuore nel vedere, giorno dopo giorno, prendere forma il grande occhio di Rosetta che avrebbe proprio il giorno degli innamorati, rivelato una superficie cometaria senza precedenti.
Da piccola avevo sognato di toccare le stelle con lo scalone del nonno. Se fossi bambina oggi la mia immaginazione andrebbe lì sulla superficie della cometa. Appoggerei lo scalone proprio su un lobo e mi arrampicherei, per rotolare su quella roccia polverosa gridando al mondo la mia gioia.
Il montaggio di un’immagine e’ piuttosto complesso dato che risulta la combinazione di quattro immagini prese in istanti diversi e in posizioni differenti della sonda Rosetta rispetto alla superficie della cometa. Fotografare con una camera che e’ in movimento un oggetto che ruota e che si muove di moto proprio, e’ un’impresa piuttosto complessa. Ogni immagine elaborata, formata dalla combinazione di quattro immagini, dalla prima all’ultima, combina l’effetto della rotazione della cometa e del moto della sonda. Qualche ritocco dunque, dopo l’acquisizione delle immagini c’e’, ed e’ giustificato da questa sovrapposizione complessa di fenomeni.
Ed eccola la superficie della cometa come non l’avevamo mai vista. Rosetta l’ha fotografata quando si trovava sopra la regione Imhotep nel lobo maggiore della cometa. Questa immagine e’ stata presa alle 14.15 GMT a 8,9 chilometri dalla superficie. Per avere un’idea delle dimensioni la scala e’ di 0,76 m/pixel, e il mosaico ha una dimensione di 1,35 x 1,37 chilometri. Davvero un’immagine affascinante, che ci riporta sulla superficie di un altro corpo del nostro Sistema Solare permettendoci di osservare dettagli mai visti prima.
Le immagini catturate da Rosetta (dalla Navigation Camera a bordo della sonda) mostrano dei dettagli sorprendenti della varietà del suolo cometario che si era già notato nelle settimane scorse. Sorprendono in particolare le fratture molto lunghe e a strati e distese di suolo liscio, coperto di polvere. Al centro e un po’ verso sinistra, si osservano dei rilievi di forma circolare e piatti in superficie. Ovunque, sassi di varie dimensioni, da qualche metro fino a qualche decina di metri. Cheops, il masso più grande che si vede al centro, raggiunge quasi i dieci metri.
Ora la sonda si sta allontanando dalla cometa (o e’ la cometa che si sta allontanando da Rosetta?). Il giorno dopo, il 15 febbraio, era già a 135 chilometri dal nucleo. Un allontanamento rapido e veloce. E Rosetta si e’ voltata nuovamente verso la cometa e l’ha fotografata.
La NAV CAM a bordo di Rosetta ha ripreso questa immagine del nucleo della cometa il 15 febbraio 2015 ad una distanza di 125 chilometri dal centro della cometa. Il tempo di esposizione e’ di 4 secondi. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0In questa immagine il lobo minore e’ in primo piano, proprio dove si trova Philae, e il lobo maggiore e’, invece, in secondo piano. Particolarmente delicato il bagliore etereo dell’attivita’ della cometa che contrasta con la regione in ombra tra i due lobi. Da questa posizione il materiale espulso sembra prendere la forma di un ventaglio che si apre, piuttosto che la forma di getto collimato che eravamo abituati a vedere in altre immagini. Una tenue atmosfera si nota sopra la superficie del piccolo lobo.
Grazie Rosetta, e’ stato emozionante!
Fonte ESA Blog – http://blogs.esa.int/rosetta/2015/02/16/cometwatch-14-february-flyby-special/ e http://blogs.esa.int/rosetta/2015/02/18/and-away-again-cometwatch-15-february/