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Avvenire e il dibattito sul cyberfuturo

Creato il 21 aprile 2010 da Antonio Maccioni

In vista del convegno Testimoni digitali promosso dalla Chiesa italiana, il quotidiano Avvenire ha pubblicato una serie di interviste dedicate al cyberfuturo, concentrate sul rapporto tra i nuovi media e la cultura dei mezzi di comunicazione tradizionali. Il taglio dei contributi risulta evidentemente sociologico, e chiaramente viziato in partenza da una critica di fondo che produce però anche riflessioni e  argomentazioni interessanti negli interlocutori del caso. Nelle tre puntate pubblicate a partire dal primo aprile sono intervenuti Bauman, Cheong, Mosley.
Il primo aprile 2010 Andrea Galli ha dunque intervistato Zygmunt Bauman (Liquidi, digitali e disorientati): si può trovare l’intervista in versione integrale qui.

La facilità con cui le persone possono contribuire al sovraffollamento del cyberspazio ha dato in effetti la possibilità a gruppi senza voce di farsi sentire. Ma ha dato loro anche la possibilità di essere “ascoltati”, oltre che “sentiti”? E di fare qualcosa di reale se tale attenzione venisse loro data? Gli scettici potrebbero far notare che l’entrare in siffatto modo nell’arena pubblica resta illusorio. Con lo svantaggio, rispetto a prima, che coloro in cui ribolle il desiderio di agire possono finire per sentirsi in pace con la coscienza: qualcosa hanno fatto, no? Hanno assolto al proprio dovere di cittadini… quello che si poteva fare è stato fatto, non c’è molto altro. Mentre invece c’è, c’è molto altro! La verità è che è troppo presto per dare una valutazione attendibile delle ricadute sociali e politiche della rivoluzione internet. Resta da vedere se il risultato saranno più persone al potere o se, al contrario, internet renderà questo potere ancora più effimero di prima.

Il 9 aprile ha parlato Paulina H. Cheong (Una fede modello Twitter): si può trovare l’intervista in versione integrale qui.

I protestanti sono molto attivi, direi quasi imprenditoriali nel loro utilizzo di internet, con siti multimediali, all’avanguardia, di forte impatto. In questo momento sto studiando come trecento mega-chiese cristiane in Usa e altrove stiano usando i nuovi media e il microblogging – tipo Twitter – per far crescere le proprie comunità. Molte chiese hanno siti piuttosto sofisticati, con incluse librerie online dove si possono acquistare libri, testi di sermoni e altri prodotti, così come fare donazioni o versare l’obolo. In termini di ‘competizione’ nel ‘mercato’ religioso si percepisce l’urgenza di avere un profilo attraente sul web. Per quanto riguarda il mondo cattolico, ci sono anche qui molte realtà che hanno sviluppato applicazioni interessanti – dalla direzione spirituale online a varie possibilità di pregare sul web –, ma ce ne sono molte altre che non hanno ancora abbracciato il mondo dei nuovi media con l’entusiasmo e la profondità del mondo protestante. Ho parlato con pastori che mi hanno detto di avere ormai staff di venti o trenta persone interamente dedicati al lavoro con i nuovi media, inclusa la gestione di siti internet. Ciò rappresenta un’evoluzione significativa nella gestione delle risorse di una comunità e dà l’idea di come i nuovi media siano importanti per i protestanti, che vi stanno investendo molto.

Il 15 aprile è stata la volta di Glenn Mosley (Social Network, la seduzione dei giovani): si può trovare l’intervista in versione integrale qui.

Non credo che nessuno sappia realmente cosa il futuro ci riservi, in termini di quale mass media sopravviverà o quale invece soccomberà in base ai cambiamenti in atto al momento nel nostro sistema industriale. Qualsiasi previsione sarà incerta finché non saranno creati nuovi modelli di produzione di revenue, ossia di profitto o di reddito. Alla fine probabilmente osserveremo la combinazione di vecchi e nuovi media, ma tutto questo è soltanto una supposizione. In realtà, tutto questo sarà determinato dalle richieste del mercato e dei consumatori. A tale proposito, è importante che giornalisti e organi di comunicazione rispondano alla domanda che proviene dalle nuove tecnologie di comunicazione e trovino i modi per garantire una informazione leale e accurata, utilizzando sapientemente le tecnologie a portata di mano nel contesto di tali informazioni.


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