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Avventure nell’orto

Creato il 10 agosto 2010 da Cultura Salentina

 

Avventure nell’orto

Patate novelle

Famosa è la sagra della patata rossa a Colfiorito, in Umbria, verso la metà di agosto. Del tutto casuale, invece, il sorprendente raccolto, anch’esso in agosto, in un fazzoletto di terra salentino sotto ad un vecchio melograno.
Ma andiamo per ordine.

Ritrovarsi in cucina delle patate “datate” credo sia successo un po’ a tutti. E forse in molti condivideranno il ricordo della cucina di una “nonna salentina” sui cui pensili, tra vasetti di conserve e salse, da un altro vasetto in vetro riempito di acqua, pendevano del lunghi morbidi rami pieni di foglie di una splendida tonalità di verde.  Una semplice patata che, rea di aver cacciato gli occhi e di non essere più utilizzabile in cucina, mia nonna era comunque riuscita a non buttare e a utilizzare in maniera creativa. Non so se lo aveva imparato da qualcuno. Forse da sua madre, che a sua volta lo aveva imparato dalla propria, e così via, tornando indietro nel tempo.

Era però una meraviglia da guardare, così verde, fitta e rigogliosa. Ci provai anche io, aspettando con ansia che qualcuna delle patate nella cucina di mia madre fosse da buttare. E da un altro vasetto di vetro riempito di acqua e da un’altra semplice, piccola patata con gli occhi Madre Natura mi regalò nuovamente il miracolo della crescita ed iniziò ad insegnarmi l’attesa.
L’esperimento, però, fu non solo destinato ad avere vita breve, ma anche a non dare frutti.

Qualche mese fa (forse in parte retaggio atavico di una mentalità improntata al riuso trasmessami da mia nonna) davanti a qualche patata a lungo dimenticata in un cestello ho deciso di punto in bianco di non regalarle al komposter ma, nonostante non avessi alcuna conoscenza botanica in merito a questo tubero, di sotterrarle in un angolo di una aiuola in giardino. Da lì a poche settimane delle foglioline sono spuntate dal terreno, sviluppandosi in rametti rigogliosi che ho innaffiato finché dopo qualche mese non hanno repentinamente iniziato a seccare, lasciando intravedere qualcosa che spuntava dal terreno… Madre Natura mi avvisava che era arrivato il momento, e che dovevo aiutarla a portare alla luce quello che era ancora una volta riuscita a creare, stavolta al buio, in silenzio.

Lavorare con delicatezza quelle poche zolle di terreno, sentendomi un pò archeologa, un pò improvvisata levatrice botanica, fino a scoprire, uno dopo l’altro, quei piccoli gioielli giallo oro dalle dimensioni e forme così diverse le une dalle altre, ma tutti ugualmente preziosi, lisci, tondi. E’ stato come un gioco di bambini, nuovo, sorprendente, divertente.
Adesso sono qui davanti al mio cestello di patate (chissà se posso chiamarle novelle?) che penso a ricette speciali per il mio raccolto mentre scrivo il mio grazie!!! a Madre Natura per avermi nuovamente reso partecipe della meraviglia nascosta della sua incessante opera.

Perchè in questo mondo così avanzato, così difficile, così miope, presbite, astigmatico ed ottuso, così difficile da digerire, a volte una manciata di patate ancora ricoperte di terra può aprirti il cuore e la mente su ciò che veramente dovrebbe contare, e farti sorridere di gioia.

 


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