Pochi giorni fa il Corpo Forestale dello Stato ha dichiarato di avere in archivio un fascicolo intitolato Gnomi e fate dei boschi. Il documento raccoglie le segnalazioni degli avvistamenti di creature misteriose raccolte in circa 15 anni.
Tra le segnalazioni c’è una foto scattata da un signore di Cesena che sembra ritrarre un ometto dalle orecchie a punta chino sulla neve. La testimonianza del signore, molto rispettabile e per niente incline a fare scherzi stupidi, è stata considerata sincera ma la foto è poco chiara. E poi c’è il fatto che l’avvistamento, come quasi tutti quelli raccolti nel fascicolo, riguarda l’area dell’Appennino tosco-romagnolo, dove da secoli si raccontano storie su elfi e gnomi.
Quindi il fatto che la Forestale abbia raccolto le segnalazioni non significa che siano vere.
Voi che cosa vedete nella foto in questione?
Gli avvistamenti archiviati dalla Forestale fanno venire in mente un’altra vicenda ormai leggendaria.
Nel 1922 sir Arthur Conan Doyle, autore di Sherlock Holmes e sostenitore del metodo scientifico per la conduzione delle indagini, scrive un libro inchiesta intitolato Il ritorno delle fate. Sir Arthur sostiene che le fate esistono sulla base delle foto che due ragazzine avevano scattato in un bosco dello Yorkshire.
Nel villaggio di Cottingley, le cugine Elsie Wright e Frances Griffiths tornano a casa dopo aver giocato nel bosco. Frances viene aspramente rimproverata perché ha il vestito sporco e pieno di fango. Elsie la difende dicendo che era caduta nel torrente per giocare con le fate. Qualche giorno dopo, le due ragazzine tornano nel bosco e scattano delle foto con la macchina fotografica del padre di Elsie.
Vedendo le foto, l’ingegner Wright continua a pensare che siano tutte stupidaggini, ma sua moglie comincia a crederci. La vicenda attira l’attenzione di sir Arthur, che stava scrivendo di fate per conto dello Strand Magazine. Sir Arthur va sul posto e, nonostante lo scetticismo iniziale, si convince che le bambine dicano la verità e dichiara di credere nell’esistenza delle fate.
Nel 1983 Frances rivela la verità.
Elsie aveva parlato delle fate per difenderla dai rimproveri. Le due avevano poi pensato di fare uno scherzo ai genitori. Avevano così ritagliato e ritoccato i disegni di un libro per bambini, Princess Mary’s Gift Book, e scattato le foto. Nessuna delle due immaginava che nello scherzo sarebbe caduto persino il creatore di Sherlock Holmes e con lui centinaia di persone.
Infine, un’altra storia (quasi) vera.
Nel 1991 morì Lady Angelica, l’ultima erede della famiglia Cottington. Nessuno la conosceva di persona perché fin da bambina era vissuta reclusa, con la governante come unica compagnia. Prima che il palazzo di famiglia fosse abbattuto per fare posto a degli uffici, fu ritrovato il suo diario. Angelica riusciva a vedere le fate e le collezionava schiacciandole tra le pagine come se fossero fiori.
Qualche anno dopo Brian Froud riprodusse fedelmente il diario, che fu pubblicato col titolo di Lady Cottington’s Pressed Fairy Book.
Eccovi un piccolo estratto.
Archiviato in:ritagli Tagged: Angelica Cottington, Appennino tosco-romagnolo, avvistamenti di fate, Brian Froud, Corpo Forestale dello Stato, Elsie Wright, fate di Cottingley, Frances Griffiths, Gnomi e fate dei boschi, Lady Cottington's Pressed Fairy Book, sir Arthur Conan Doyle